I vestiti parlano e usano il vocabolario della moda. Cosa comunichi di te agli altri attraverso abiti e accessori? Sei consapevole di ciò che comunichi attraverso il tuo look? Sai usare la moda per raggiungere i tuoi obiettivi?
Per uscire con gli amici, per un incontro di lavoro, per un evento e persino per fare sport, andare in palestra o a passeggio con il cane, scegliamo attentamente gli abiti da indossare per segnalare la nostra identità agli altri e fornire sufficienti informazioni per farci conoscere e riconoscere. Spesso non c’è frase più falsa di: “mi sono messo/a la prima cosa che mi è capitata”!
La presentazione di noi stessi avviene attraverso rappresentazioni quasi teatrali, “da palcoscenico” come le definisce Goffman, con le quali, attraverso abiti e accessori, mettiamo in scena la realtà oppure la fantasia. Ognuno di noi presenta se stesso/a (talvolta con sincerità, talvolta mentendo) in base al proprio modello identitario, agli atteggiamenti interpersonali e agli obiettivi.
Abiti e accessori parlano di noi. Sono come una seconda pelle, un io-pelle (una pelle mentale) che contiene tutte le nostre parti buone, una interfaccia con gli altri e una barriera di difesa. Sono una estensione del sé che ci permette di portare all’esterno ciò che sentiamo dentro, e anche di comunicare alcuni aspetti e coprirne altri, manipolando la nostra immagine per avvicinarla al nostro ideale. Gli abiti sono come un manifesto da indossare. Un manifesto che contiene le iscrizioni della nostra identità e parla per noi.
Il corpo, secondo Lacan (rivestito da abiti e accessori, aggiungo io) “è come una frase che può essere spezzata in parti indipendenti, in modo tale che il suo vero contenuto possa essere rimesso insieme in una serie infinita di anagrammi”.
Il vocabolario della moda, o glossario del corpo come lo definiva Goffman, parla di noi agli altri.
Quando per strada incontriamo uno sconosciuto, in modo più o meno consapevole, acquisiamo una serie di informazioni sul sesso, l’età, l’occupazione, la personalità, l’identità, l’umore, le emozioni.
Cosa penseresti se ti capitasse di incrociare per strada una di queste tre persone?
Chi è, cosa fa, che caratteristiche ha? Prova a rispondere. Se vuoi confrontare le tue impressioni con le mie clicca qui
Se per qualche motivo ti capitasse di rivedere uno dei tre nel luogo dove sei diretta/o e di iniziare una conversazione, le tue prime impressioni influirebbero sull’andamento della relazione: il linguaggio della moda ti ha già trasmesso molte informazioni prima ancora di conoscere la persona.
La lingua della moda è un sistema non verbale di comunicazione, che va sempre interpretato rispetto al contesto.
Come ogni linguaggio può essere ricco di espressioni (chi ama la moda, la segue e gioca con i suoi oggetti per comunicare) o scarno (chi la vive senza passione e senza grande coinvolgimento).
Descamps individua quattro gruppi caratterizzati da diversi atteggiamenti verso la moda:
Tu a quale gruppo appartieni?
Il vocabolario della moda come ogni linguaggio può essere fatto di parole nuove e parole vecchie. Così il gioco infinito della moda nel creare il nuovo che supera il vecchio o lo reinterpreta. La novità ci permette di rinascere, di mantenere il mito dell’eterna giovinezza, di giocare con la sessualità. La novità, come scrive Freud, costituisce sempre la condizione del godimento!
Lo storico della moda James Laver ha elaborato una vera e propria legge sull’interpretazione del nuovo e del vecchio:
10 anni prima del suo tempo una moda è indecente; 5 anni prima, spudorata; 1 anno prima, audace; l’anno in corso, elegante; 1 anno dopo inelegante; 10 anni dopo orrenda; 20 anni dopo ridicola; 30 anni dopo divertente; 50 anni dopo originale … e un secolo dopo è romantica.
La moda del vintage ha reso “in” capi di collezioni precedenti che esprimono valori relativi ad un periodo passato. Quest’anno gli stilisti hanno riportato in passerella reinterpretandoli “i favolosi ‘70” con pantaloni a zampa, fantasie pop, frange, fiori e jeans, e per essere trendy possiamo o comprare qualcosa di nuovo scegliendo tra le collezioni primavera-estate, oppure cercare in soffitta, nei mercatini o nei negozi vintage!
Gli abiti ci comunicano anche i valori legati ad una cultura. Così indossiamo con piacere i capi in loden di Moessmer o di Oberrauch Zitt se amiamo il Sudtirolo e la sua cultura, o un caftano che ci ricorda un viaggio nel Nord Africa, e se incontriamo nel centro di Firenze un giovane indiano vestito con l’abito tradizionale, capiamo che è fiero dei suoi valori e li vuole affermare.
Lo stilista Massimiliano Giornetti, alla chiusura della sfilata di Ferragamo per il 50°anniversario del gemellaggio tra Kyoto e Firenze, è uscito indossando un antico haori e calzando tabi (calzini) di broccato e un paio di zori (infradito). Il pubblico è rimasto stupito ed ha apprezzato il rispetto per la cultura giapponese espressa dal gesto. Clicca qui per vedere le foto
Come gli avverbi e gli aggettivi, gli accessori servono a integrare e completare la funzione identitaria di un abito e talvolta a specificarla. Un semplice tubino nero in stile Audrey Hepburn può comunicare cose molto diverse se è portato senza aggiungere niente altro che décolleté nere, oppure abbinato a scarpe rosse e giacchino di pelle rossa, o a scarpe bianche e cardigan bianco (per l’interpretazione del bianco e nero clicca qui), oppure a cintura e clutch gialla.
Avete visto la clutch a forma di pesciolino indossata con l’abito rosso (con gonna di piume) da Blake Lively alla presentazione di The age of Adaline ( L’eterna giovinezza)?
L’abito della collezione Monique Lhuillier 2012 con corpetto in pizzo e gonna ricoperta di piume rosse, rimanda ad un uccello pronto a spiccare il volo, ad una dea ornata di nobili piumaggi che guarda benevola dall’alto. Fa pensare alla libertà dai vincoli, ma anche alla realizzazione delle ambizioni, al successo e al dominio, confermati anche dal colore rosso che esprime forza vitale, desiderio e intensità di esperienze. L’archetipo del rosso è il fuoco ed è stemperato da quello dell’acqua rappresentato dal guizzo giocoso della clutch Swarovsky a forma di pesce. Il pesce che si tuffa nell’acqua comunica emozioni, sentimenti, viaggio nella psiche. È un simbolo erotico, ma anche un contenitore. Una scelta che rende la dea più umana!
Con abiti e accessori possiamo comunicare il nostro sé reale, oppure mascherarlo a favore del nostro sé ideale. Mai visto giovani donne vestite come le nonne di un tempo? O nonne vestite come le nipoti? Guardate qui le foto delle modelle ottantenni che hanno posato per la fotografa Dai Lyn Power per il progetto “Our Generation”. Si sono vestite da giovani per mostrare davanti alla macchina fotografica come vedono le nuove generazioni. Il risultato è una contaminazione tra due mondi totalmente opposti.
Per proclamare o mascherare la nostra identità personale e sociale, le nostre emozioni, i nostri desideri. Dire agli altri chi siamo o chi vorremmo essere. Dire a noi stessi chi siamo. Trovare un equilibrio tra sé reale, sé ideale e sé imperativo.
Imparare il linguaggio della moda è utile per migliorare la consapevolezza di sé, sviluppare l’autostima e definire l’identità, raggiungere i propri obiettivi. E tu sei consapevole di cosa comunichi con abiti e accessori? Qual è il tuo vocabolario della moda?
Chiudo con alcune frasi celebri che commentano bene il tema del vocabolario della moda:
Gli abiti sono inevitabili. Essi non sono altro che la struttura della mente resa visibile. James Laver
Se la donna è malvestita si nota l’abito. Se è vestita impeccabilmente si nota la donna. Coco Chanel
Che sia benedetta la moda che ci mantiene volubili e leggere anche quando vorremmo essere profonde. Erica Jong
Detesto il narcisismo, ma approvo la vanità. Diane Vreeland
Vuoi saperne cosa comunica il look dei personaggi famosi?
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Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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