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Vivere la moda ai tempi del coronavirus

  • 29 Marzo 2020
  • By Paola Pizza
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Vivere la moda ai tempi del coronavirus

Come cambia la moda ai tempi del coronavirus? Per la prima volta scrivo un articolo, che spero di cancellare presto dal blog. Tutti noi speriamo di poterci dimenticare presto del Coronavirus, e di guardare avanti. Tante cose stanno cambiando nelle nostre vite. Le città vuote come in un film distopico, i permessi per uscire a fare la spesa o andare in farmacia, la quarantena in casa, lo smart working, il tempo che si dilata, le emozioni in subbuglio, i flash mob con il tricolore, l’Inno d’Italia e i canti dal balcone per sentirci uniti.

Sono rimasta molto colpita dal grande impegno del sistema moda per contribuire ad affrontare il coronavirus. Poiché le aziende sono una parte importante del mio lavoro da più di 30 anni, mi sono sentita fiera di lavorare con loro ( leggi in fondo al post che cosa hanno fatto le aziende di moda)

Le emozioni sono una risorsa

Ognuno ha il proprio modo di reagire alle crisi, e ognuno di noi mette in atto una serie di comportamenti per affrontare emozioni forti come la paura. Dopo un periodo in cui molti si facevano un vanto nel dire “io non ho paura” e ironizzavano su chi usava mascherine e sciarpe per difendersi, abbiamo capito (noi psicologi lo diciamo da sempre) che le emozioni non vanno negate. Chi corre molto per non affrontare mai le proprie emozioni, non sta bene. Dobbiamo imparare ad ascoltare le nostre emozioni.

Come afferma lo psicoterapeuta Giorgio Nardone (autore di Emozioni: istruzioni per l’uso),la paura va accolta e assecondata perché si trasformi in coraggio, il dolore va attraversato per poterlo superare, la rabbia va canalizzata e fatta defluire per darle la possibilità di esprimersi in forme addirittura produttive, il piacere va sperimentato e vissuto concedendoselo in spazi e tempi definiti”.

Molti psicologi hanno dato consigli preziosi (clicca qui per leggere un interessante articolo). A questi aggiungo i miei consigli da psicologa della moda. Questi sono secondo me gli atteggiamenti mentali e i comportamenti che ci possono aiutare ad affrontare meglio la forzata permanenza in casa:

  • Proattività: imparare cose nuove, immaginare nuovi obiettivi, prendersi cura degli altri e di noi stessi.
  • Creatività: pensare a nuove disposizioni degli oggetti, cercare nuovi abbinamenti tra i capi e gli accessori del nostro armadio, scovare nel fondo dell’armadio capi che non mettiamo più e che potrebbero tornare a nuova vita, provare a sferruzzare un golf, a creare collane utilizzando nastri e vecchi bottoni, o a dipingere una vecchia maglietta,  o a sperimentare un nuovo trucco o una nuova acconciatura.
  • Progettualità: riesaminare la nostra immagine e verificare se è in sintonia con la nostra identità, prendere carta e penna per progettare il nostro nuovo stile, eliminare dall’armadio tutto quello che non ci dà più emozioni e metterlo in una scatola, riordinarlo in base a cosa vogliamo raccontare di noi.
  • Allenare il corpo e la mente: è il momento per leggere un libro su un argomento che ci interessa, per frequentare un corso on line, ma anche per fare un po’ di ginnastica per rendere il nostro corpo più tonico.
  • La terapia del sorriso: trova ogni giorno un motivo per sorridere e condividilo con le persone a cui vuoi bene.

I colori contro la tristezza

Ogni persona è una storia a sé. In questo periodo così difficile, ognuno utilizza le proprie risorse per essere resiliente. Ci vuole comprensione. Ma sappi che prenderti cura di te ti aiuterà ad essere meno malinconica. Ti consiglio di preferire i colori accesi che migliorano l’umore, di mettere un rossetto colorato (sai che dopo grandi crisi del passato è sempre aumentato il consumo di rossetti rossi? Si chiama Lipstick effect) e di indossare capi che ti fanno sentire bene. Speriamo di poter tornare presto alla leggerezza e alla passione dei rossetti rossi.   

Il rapporto quotidiano con la moda in quarantena. Stili da coronavirus

I ritmi rallentano, i riti quotidiani svaniscono (al massimo l’aperitivo con gli amici lo prendiamo su Skype) e cambia anche il rapporto con il nostro corpo e la nostra immagine. Il confronto con gli altri evapora e non dobbiamo più preoccuparci del giudizio altrui su come appariamo. Il nostro Sé privato trionfa sul Sé pubblico. Ognuno ha il proprio modo di adattarsi. Ogni persona reagisce in base alla propria personalità e alla propria identità. Ognuno ha la propria resilienza. Per sorridere un po’ sulla nostra quotidianità ti propongo questo elenco semi serio sui diversi modi di vivere la moda in tempo di quarantena. In quale stile ti ritrovi?

L’impeccabile. Avverte lo sguardo degli altri anche se è sola. Si veste e si trucca di tutto punto fin dal mattino. Passa il colore sulla ricrescita. Non rinuncia ai tacchi. Per lei l’immagine è tutto, e controlla tutti i particolari anche in quarantena. Nel caso di videochiamata su WhatsApp o di chat su Skype non vuole farsi trovare impreparata Non cede nemmeno quando deve stare in coda ore per fare la spesa al Supermercato. Pazienza se il rossetto rosso si attacca alla mascherina, che comunque è coperta da una sciarpa trendy. Sta pensando come fare per essere la prima ad avere un appuntamento con il parrucchiere quando riaprirà.

Tonicità a oltranza. L’importante è sentirsi giovani e scattanti anche stando in casa. E quindi via con allenatori virtuali, tappetini e attrezzi da ginnastica riscoperti in soffitta, esercizi scambiati su WhatsApp. Da mattina a sera l’abbigliamento è adatto all’esercizio fisico. In caso di videochiamate o chat, ci si asciuga il sudore per dimostrare di aver appena interrotto un fantastico esercizio. Sneakers ai piedi, per correre via appena finiranno le restrizioni, tute da ginnastica, leggings e scaldamuscoli.

Fatemi stare comoda. La comodità per lei è tutto. Lo sguardo degli altri è lontanissimo e in quarantena e si gode il suo sé privato, lasciandosi un po’ andare. Pensa: “Ma non era di moda lo stile Robe de Chambre?”, perché allora non vestire in pigiama e golfone? Se arriva una videochiamata si può sempre fingere che il collegamento video non funzioni e godersi il comfort.

La bifronte. Fa un mix tra sé pubblico e sé privato, tra immagine e comodità. Cura l’aspetto della parte visibile di sé in teleconferenza o in videochiamata, ma sotto indossa i pantaloni del pigiama e le pantofole.

Mi voglio bene. Ha un buon rapporto con il suo corpo e la sua identità. Approfitta della quarantena forzata per concedersi qualche coccola in più. Un lungo bagno con essenze profumate o una maschera. Si asciuga i capelli provando nuove acconciature, riordina l’armadio e si prova gli abiti che ama di più e cerca nuovi abbinamenti insoliti. Si veste comoda, ma curata, con un filo di trucco, il rossetto, il monile che ama di più, leggings e cardigan ampi, abiti morbidi, tute stilose, foulard e sciarpe colorate. Bilancia il suo sé privato con quello pubblico e non dimentica i suoi diversi ruoli (mamma, compagna, amica collega). Avere uno stile più rilassato, non vuol dire non avere stile!

Vuoi sapere come ci vestiremo, secondo me, dopo il coronavirus?

Leggi il post Come ci vestiremo dopo il coronavirus

Su questo argomento puoi leggere anche la mia intervista a Federico Rocca, Come si cambia su Vanity Fair n. 16-17, e su VanityFair.it L’uomo del futuro: come si cambia, del 26 aprile 2020.

La moda ai tempi del coronavirus: innanzitutto la moda c’è

Il sistema moda si sta mobilitando con coraggio e generosità. E sta dimostrando che non crea soltanto abiti e accessori belli, ma è in grado di mettere in atto comportamenti altrettanto belli e anche solidali. Ce lo ricorderemo quando torneremo a farci ammaliare dalle creazioni degli stilisti. Li ameremo non solo per gli abiti, le scarpe, le borse, i gioielli che ci fanno sognare, ma per la solida identità dei loro brand che comprende coscienziosità, affidabilità, generosità, impegno.

Spero che coloro che nutrivano pregiudizi e consideravano la moda superficiale ed effimera, abbiano aperto gli occhi. Alcune aziende si sono riadattate come in tempo di guerra.

Il gruppo Miroglio (Motivi, Caractère ed Elena Mirò) è stata la prima azienda di moda a mettere da parte gli abiti e a rispondere all’appello della Regione Piemonte, avviando la produzione di mascherine in cotone idrorepellente ed elastan, che hanno in più l’importante caratteristica di essere lavabili e riutilizzabili una decina di volte. Per questa produzione sono impegnate non solo la sede di Alba ma anche i laboratori esterni in Abruzzo Lazio e Campania. L’azienda donerà le prime 600 mila mascherine prodotte.

Armani produrrà camici per il personale sanitario in tutti i suoi stabilimenti. Gucci, Prada, Fendi, Scervino, Ferragamo, Celine, Serapian, Richemont e Valentino hanno risposto all’appello della Regione Toscana e produrranno camici e mascherine, e a loro si aggiungono in altre regioni, il gruppo Calzedonia, il gruppo Plissé e tante piccole e medie aziende che si sono mobilitate con creatività, impegno e voglia di fare. Il gruppo LVMH produce in Francia gel disinfettanti per il personale sanitario, così come Bulgari.

E che dire di Moncler che ha donato ben 10 milioni di euro per realizzare un polo ospedaliero nell’area dell’ex fiera di Milano, mostrando una grandissima coscienza civile.  Remo Ruffini, presidente e Ad dell’azienda ha detto: “Milano è una città che ha regalato a tutti noi un presente straordinario. Non possiamo e non vogliamo abbandonarla. È un dovere di tutti restituire alla città ciò che fino ad ora ci ha dato”.

Molti big hanno contribuito per realizzare progetti e sostenere gli ospedali, da Giorgio Armani a Bulgari, da Dolce & Gabbana a Donatella Versace, da Prada a Sergio Rossi, da Valentino al Gruppo Kering e a tanti altri in una gara di solidarietà.

Molti brand poi, si sono impegnati in una corsa alle donazioni e hanno lanciato raccolte fondi (Coccinelle, Patrizia Pepe, Trussardi, Elisabetta Franchi). La influencer Chiara Ferragni ha dato il via ad una raccolta fondi online per supportare l’ospedale San Raffaele. In sole 5 ore sono stati raccolti 1 milione di euro, e la raccolta è arrivata poi a 3.8 milioni, «questo è il potete dei social media quando vengono usati bene», ha commentato Chiara.

Anche noi psicologi ci siamo  #noipsicologicisiamo

Per aiutare ad affrontare stress e ansia, nella mia regione l’Ordine degli Psicologi della Toscana ha avviato una consulenza telefonica informativa e una linea di supporto psicologico .  L’Ordine Nazionale degli Psicologi ha creato un servizio per la consultazione on line degli psicologi #psicologionline e preparato materiali informativi e una guida antistress da scaricare.  #psicologicontrolapaura 

Io ci sono. Se hai voglia di parlare con me scrivimi. Ci possiamo sentire per telefono, per email o su Skype. E naturalmente, seguendo le indicazioni dell’Ordine degli Psicologi, in questo periodo di quarantena la prima consulenza è gratuita!

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By Paola Pizza, 29 Marzo 2020 Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

Paola Pizza

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

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Paola Pizz

Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.

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