Truccarsi o no? Curare il proprio aspetto o non curarlo? Questo, è il dilemma!
Se ne parla sui social (in un dialogo che spesso è body shaming) e se n’è discusso a proposito di giornaliste come Lilli Gruber (che cura molto la sua immagine con trucco, acconciatura, abiti e accessori) e Giovanna Botteri (che sembra optare per una immagine più al naturale). Tu cosa preferisci: Lilli Gruber che usa l’immagine come mezzo per rafforzare la comunicazione di professionalità, grinta e determinazione, o Giovanna Botteri che punta alla competenza delle parole considerando l’immagine come meno importante per comunicare identità e professionalità?
Da psicologa della moda non mi interessa tanto il giudizio su chi delle due opposte fazioni abbia ragione o torto (anche se naturalmente ho una opinione!), ma i diversi atteggiamenti verso il corpo e l’immagine, e i diversi vissuti inconsci della cura di sé.
Lo sguardo degli altri è importante oggi, e lo è sempre stato nella storia. Basta pensare agli antichi Egizi che evidentemente nel dilemma se truccarsi o no, pendevano per la prima soluzione: l’ombretto che usavano uomini e donne, fatto di polvere di minerali, è stato ritrovato nelle tombe. Evidentemente ritenevano importante che la persona sepolta potesse truccarsi e valorizzare la sua immagine anche in una vita successiva!
Il corpo è un punto di incontro con l’altro: noi guardiamo il corpo degli altri e gli altri osservano il nostro volto, la nostra pelle, il nostro fisico. Si realizza quindi nel corpo un incontro tra gli aspetti individuali e quelli sociali. Da una parte la persona con i suoi desideri, i suoi obiettivi, le sue paure i suoi conflitti, dall’altra la società con i suoi modelli, i suoi valori, i suoi canoni estetici.
Il trucco, come valorizzazione del volto, ci permette di comunicare con più efficacia chi siamo e di influenzare l’idea che gli altri hanno di noi. Attraverso il trucco e la cura dell’aspetto esteriore possiamo scegliere come definire il Sé in un contesto. Abbiamo la possibilità di decidere se privilegiare, ad esempio, gli aspetti del Sé pubblico o del Sé privato. Alcune e alcuni curano attentamente la propria immagine pubblica cercando di raggiungere un obiettivo anche attraverso l’immagine esteriore. Molti cercano di esprimere attraverso la cura dell’aspetto esteriore i propri diversi Sé (professionale, seduttivo, trasgressivo, giocoso, sportivo rilassato…) C’è chi nella vita privata prova piacere ad avere la pelle pulita senza trucco, ed altri ancora non rinunciano ad un po’ di trucco, neppure in casa. E, naturalmente, ci sono anche persone che non fanno differenza tra Sé pubblico e Sé privato, e si presentano con una sola immagine, privilegiando l’aspetto naturale.
Il volto è la parte del corpo più rilevante per la comunicazione non verbale, è la parte del corpo che guardiamo di più. La osserviamo per cogliere caratteristiche di personalità (labbra spesse o sottili, occhi espressivi o inespressivi, curvatura della bocca, tensione o rilassatezza dei muscoli, pettinatura, trucco, tipo di pelle), emozioni, atteggiamenti interpersonali e segnali interattivi. Il corpo è quindi come una “piattaforma identitaria” parla di noi agli altri e cerca di piacere e stabilire relazioni con gli altri.
Negli adolescenti il trucco serve per approdare al nuovo Sé controllando le ambivalenze e i conflitti. In alcuni casi gli adolescenti esprimono, attraverso il trucco, una parte segmentata del Sé che si impone alle altre. Danno in questo modo importanza ad una sola parte del corpo, ad esempio le labbra (“non esco mai senza rossetto!”) o alcune parti del corpo (“non esco mai senza gel sui capelli”; “non esco mai se non ho le unghie smaltate!).
Quali sono i legami tra “truccarsi o no” e la psiche? Analizziamo le diverse dinamiche inconsce:
I prodotti cosmetici sono autoipnotici: gli attribuiamo un valore e dei poteri che ci fanno sentire meglio. Ognuno tende a dare a uno o più prodotti il compito di rappresentare al meglio il proprio Sé in base ai desideri, alle paure, agli obiettivi e al personale concetto di bellezza. Una curiosità: in economia si definisce effetto lipstik l’aumento del consumo di rossetto dopo periodi di crisi sociale, ciò comunica il desiderio di tornare al piacere e all’individualità.
Ci sono diversi tipi di trucco che danno enfasi a diversi prodotti:
Il trucco può essere, inoltre:
Il trucco può aumentare l’autostima quando valorizza la propria identità e il proprio sé reale, e quando aiuta a raggiungere il proprio ideale realistico di bellezza (colmando la discrepanza tra sé reale e sé ideale).
Non porta più benessere quando il modello di bellezza è irrealistico, quando si cerca di raggiungere la perfezione e di camuffare il Sé sostituendolo con una immagine grandiosa di successo, molto lontana dalla realtà.
Truccarsi o no, curarsi o non curarsi comunica diversi atteggiamenti nei confronti del Sé corporeo.
Con i prodotti cosmetici, ci laviamo, ci profumiamo, curiamo la nostra pelle, ritocchiamo il volto e il corpo. Lo scopo è quello di vederci e sentirci più belli, più gradevoli per noi e per gli altri, ma i prodotti cosmetici, come abbiamo visto sono anche mediatori di qualcosa di più profondo: l’accudimento che rimanda alla bellezza come dono materno. Basta pensare a come l’immersione prolungata in un bagno profumato ci faccia sognare l’unità originaria con la madre. Lavare il corpo ci riporta alla vita intrauterina senza odori e sporcizia.
Una più veloce e stimolante doccia ci collega al codice paterno che stimola alla prestazione, e sollecita la nascita nella vita di relazione.
Per altri la cura e il trucco sono modi per connettersi al codice del bambino che vuole incantare e sedurre.
Non curarsi è una rinuncia alla bellezza come dono materno.
Vediamo quali sono i diversi tipi di cura:
Ho parlato dei significati psicologici del trucco e della cura di sé e del loro impatto sul benessere, nel documentario La ricerca del benessere: bellezza, benessere e cosmetici quotidiani, con la regia di Alessio Russo. Vuoi fare un viaggio nella bellezza come fonte di benessere? Guarda il trailer del documentario che trovi sulle piattaforme on demand Amazon Prime, Chili, Apple TV, Google Play e TaTaTu
Ho parlato dei significati del rossetto con Ilaria Perrotta su Starbene n 9 (settembre 2024)
Parlo dei significati psicologici del trucco anche nel mio libro Psicologia dello shopping (QuiEdit) nel capitolo Trucco e parrucco. Valorizzarsi o mascherarsi?
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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