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Truccarsi o no?

  • 11 Marzo 2023
  • By Paola Pizza
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Truccarsi o no?

Truccarsi o no? Curare il proprio aspetto o non curarlo? Questo, è il dilemma!

Se ne parla sui social (in un dialogo che spesso è body shaming) e se n’è discusso a proposito di giornaliste come Lilli Gruber (che cura molto la sua immagine con trucco, acconciatura, abiti e accessori) e Giovanna Botteri (che sembra optare per una immagine più al naturale). Tu cosa preferisci: Lilli Gruber che usa l’immagine come mezzo per rafforzare la comunicazione di professionalità, grinta e determinazione, o Giovanna Botteri che punta alla competenza delle parole considerando l’immagine come meno importante per comunicare identità e professionalità?

Da psicologa della moda non mi interessa tanto il giudizio su chi delle due opposte fazioni abbia ragione o torto (anche se naturalmente ho una opinione!), ma i diversi atteggiamenti verso il corpo e l’immagine, e i diversi vissuti inconsci della cura di sé.

Perché ci trucchiamo?

Lo sguardo degli altri è importante oggi, e lo è sempre stato nella storia. Basta pensare agli antichi Egizi che evidentemente nel dilemma se truccarsi o no, pendevano per la prima soluzione: l’ombretto che usavano uomini e donne, fatto di polvere di minerali, è stato ritrovato nelle tombe. Evidentemente ritenevano importante che la persona sepolta potesse truccarsi e valorizzare la sua immagine anche in una vita successiva!

Il corpo è un punto di incontro con l’altro: noi guardiamo il corpo degli altri e gli altri osservano il nostro volto, la nostra pelle, il nostro fisico. Si realizza quindi nel corpo un incontro tra gli aspetti individuali e quelli sociali. Da una parte la persona con i suoi desideri, i suoi obiettivi, le sue paure i suoi conflitti, dall’altra la società con i suoi modelli, i suoi valori, i suoi canoni estetici.

Il trucco, come valorizzazione del volto, ci permette di comunicare con più efficacia chi siamo e di influenzare l’idea che gli altri hanno di noi. Attraverso il trucco e la cura dell’aspetto esteriore possiamo scegliere come definire il Sé in un contesto. Abbiamo la possibilità di decidere se privilegiare, ad esempio, gli aspetti del Sé pubblico o del Sé privato. Alcune e alcuni curano attentamente la propria immagine pubblica cercando di raggiungere un obiettivo anche attraverso l’immagine esteriore. Molti cercano di esprimere attraverso la cura dell’aspetto esteriore i propri diversi Sé (professionale, seduttivo, trasgressivo, giocoso, sportivo rilassato…) C’è chi nella vita privata prova piacere ad avere la pelle pulita senza trucco, ed altri ancora non rinunciano ad un po’ di trucco, neppure in casa. E, naturalmente, ci sono anche persone che non fanno differenza tra Sé pubblico e Sé privato, e si presentano con una sola immagine, privilegiando l’aspetto naturale.

Truccarsi o no? L’importanza del volto

Il volto è la parte del corpo più rilevante per la comunicazione non verbale, è la parte del corpo che guardiamo di più. La osserviamo per cogliere caratteristiche di personalità (labbra spesse o sottili, occhi espressivi o inespressivi, curvatura della bocca, tensione o rilassatezza dei muscoli, pettinatura, trucco, tipo di pelle), emozioni, atteggiamenti interpersonali e segnali interattivi. Il corpo è quindi come una “piattaforma identitaria” parla di noi agli altri e cerca di piacere e stabilire relazioni con gli altri.

  • Gli occhi – sono particolarmente importanti per conoscere e instaurare relazioni (comunicano piacere o dispiacere, energia o debolezza, dominanza o sottomissione, interesse o disinteresse e molte emozioni)
  • La bocca – l’importanza della bocca è determinata dall’essere una zona destinata al piacere (è la prima zona erogena del corpo nello sviluppo della libido). Per questo è la parte del volto maggiormente collegata alla sessualità e alla seduzione.
  • La pelle – è la parte del corpo che ci ha portato all’inizio della nostra vita a fare le prime esperienze del Sé, separato dal corpo della madre. La pelle è percepita dal bambino come ciò che tiene insieme la personalità che ancora non è differenziata dal corpo. È quindi il luogo della soggettività e di confine e separazione tra interno e esterno.

Negli adolescenti il trucco serve per approdare al nuovo Sé controllando le ambivalenze e i conflitti. In alcuni casi gli adolescenti esprimono, attraverso il trucco, una parte segmentata del Sé che si impone alle altre. Danno in questo modo importanza ad una sola parte del corpo, ad esempio le labbra (“non esco mai senza rossetto!”) o alcune parti del corpo (“non esco mai senza gel sui capelli”; “non esco mai se non ho le unghie smaltate!).

Le componenti inconsce del trucco

Quali sono i legami tra “truccarsi o no” e la psiche? Analizziamo le diverse dinamiche inconsce:

  • Cura di sé – La più importante dinamica inconscia del trucco è legata all’accudimento che abbiamo sperimentato nei primi momenti della nostra vita quando nostra madre (o la figura genitoriale di cura- caregiver) ci ha tenuto in braccio, lavato, pulito, profumato, vestito. Il trucco come cura di sé evoca la componente affettiva del codice materno: la bellezza è un dono materno che valorizza i pregi e nasconde i difetti. Il trucco è quindi sia una divisa di corteggiamento che valorizza i pregi, sia una riparazione dei difetti della pelle.
  • Esibizione: un’altra dinamica inconscia è legata al codice affettivo paterno. Il trucco è usato per portare all’esterno e esibire le competenze sociali legate al fare. Come abilità, successo, prestigio, potere, raffinatezza.
  • Gioco: il trucco ha anche una innegabile componente legata al codice affettivo del bambino con i suoi aspetti ludici, creativi, trasgressivi. Così come il bambino gioca per addestrarsi alla vita e arrivare alla propria individualizzazione, così giochiamo con il trucco per sperimentare diversi Sé. Per una serata mondana possiamo usare un trucco seduttivo che rende misterioso lo sguardo con ciglia a stiletto e irresistibile la bocca con un rossetto rosso fuoco, e poi ritornare la mattina dopo ad un trucco leggero  e discreto. Il trucco ci avrà in questo modo permesso di giocare con il nostro sé seduttivo. Come afferma Stoetzel “ la moda è un gioco senza rischio”, si può sempre cambiare!

Truccarsi o no: i significati dei diversi tipi di trucco

I prodotti cosmetici sono autoipnotici: gli attribuiamo un valore e dei poteri che ci fanno sentire meglio. Ognuno tende a dare a uno o più prodotti il compito di rappresentare al meglio il proprio Sé in base ai desideri, alle paure, agli obiettivi e al personale concetto di bellezza. Una curiosità: in economia si definisce effetto lipstik l’aumento del consumo di rossetto dopo periodi di crisi sociale, ciò comunica il desiderio di tornare al piacere e all’individualità.

Ci sono diversi tipi di trucco che danno enfasi a diversi prodotti:

  • Il trucco per valorizzare – evidenzia particolari del volto che esprimono la personalità. Valorizza ciò che c’è aggiungendogli pregio ed esprime continuità
  • Il trucco per cambiare – cerca di dare una immagine nuova, diversa da quella consueta, mira a mettere in evidenza una parte per comunicare il cambiamento, come il rossetto per sentirsi più sensuali o femminili di come ci si senta normalmente.
  • Il trucco per camuffare – è usato per nascondere parti di sé vissute come difettose, per coprire la propria identità e sostituirla con quella dei modelli ideali vissuti come perfetti. Aspirare, ad esempio, ad avere il volto, o il corpo di una o un influencer o le labbra di Angiolina Jolie. Il trucco serve quindi a diventare l’altro secondo fantasie di autocreazione.

Il trucco può essere, inoltre:

  • leggero – cura di sé, moderazione, desiderio di una eleganza discreta, che non si fa notare
  • seduttivo – per aumentare l’attrattività con ciglia molto lunghe, occhi resi più evidenti e misteriosi, rossetto che enfatizza le labbra
  • pesante– per camuffare i difetti della pelle, rendere gli occhi diversi, la bocca più grande e carnosa, il volto più magro
  • eccessivo– per esibirsi e essere guardati, per esprimere aggressività, trasgressione, appartenenza ad un gruppo
  • originale – per comunicare la propria identità personale, la propria unicità, per essere notati e ricordati

Truccarsi o non truccarsi: quando il trucco porta benessere

Il trucco può aumentare l’autostima quando valorizza la propria identità e il proprio sé reale, e quando aiuta a raggiungere il proprio ideale realistico di bellezza (colmando la discrepanza tra sé reale e sé ideale).

Non porta più benessere quando il modello di bellezza è irrealistico, quando si cerca di raggiungere la perfezione e di camuffare il Sé sostituendolo con una immagine grandiosa di successo, molto lontana dalla realtà.

In sintesi: dedicare o no energie per prendersi cura di sé?

Truccarsi o no, curarsi o non curarsi comunica diversi atteggiamenti nei confronti del Sé corporeo.

Con i prodotti cosmetici, ci laviamo, ci profumiamo, curiamo la nostra pelle, ritocchiamo il volto e il corpo. Lo scopo è quello di vederci e sentirci più belli, più gradevoli per noi e per gli altri, ma i prodotti cosmetici, come abbiamo visto sono anche mediatori di qualcosa di più profondo: l’accudimento che rimanda alla bellezza come dono materno. Basta pensare a come l’immersione prolungata in un bagno profumato ci faccia sognare l’unità originaria con la madre. Lavare il corpo ci riporta alla vita intrauterina senza odori e sporcizia.

Una più veloce e stimolante doccia ci collega al codice paterno che stimola alla prestazione, e sollecita la nascita nella vita di relazione.

Per altri la cura e il trucco sono modi per connettersi al codice del bambino che vuole incantare e sedurre.

Non curarsi è una rinuncia alla bellezza come dono materno.

Vediamo quali sono i diversi tipi di cura:

  • lo stile di cura accudente – si dedica tempo e risorse ai rituali di cura vissuti come fonte di piacere e di benessere attraverso la confidenza con il corpo
  • lo stile di cura frettoloso – la cura non deve far perdere tempo rispetto al lavoro e alla prestazione considerata prioritaria (sono troppo brava/bravo per curarmi). Prevale il codice paterno legato alla prestazione e c’è una certa difficoltà ad accettare la parte femminile e materna.
  • lo stile di cura trascurato – quando si sceglie di non dedicare tempo e energie alla cura di sé per trascuratezza, pigrizia, o depressione. Si evita la cura di sé per non dover volersi bene, e per rinunciare a farsi volere bene dagli altri
  • lo stile di cura selvatico – quando si predilige sentirsi liberi, esprimersi senza costrizioni, e si privilegia una bellezza istintuale che collega alla terra e si contrappone alle buone maniere materne. Niente depilazione o deodoranti, capelli senza cura, niente trucco e talvolta anche niente creme e solo prodotti essenziali e naturali.

Dove ho parlato di Psicologia del trucco

Sul set del documentario L’importanza del benessere con il regista Alessio Russo (Roma,7 marzo 2023)

Ho parlato dei significati psicologici del trucco e della cura di sé e del loro impatto sul benessere, nel documentario La ricerca del benessere: bellezza, benessere e cosmetici quotidiani, con la regia di Alessio Russo. Vuoi fare un viaggio nella bellezza come fonte di benessere? Guarda il trailer del documentario che trovi sulle piattaforme on demand Amazon Prime, Chili, Apple TV, Google Play e TaTaTu

Ho parlato dei significati del rossetto con Ilaria Perrotta su Starbene n 9 (settembre 2024)

Parlo dei significati psicologici del trucco anche nel mio libro Psicologia dello shopping (QuiEdit) nel capitolo Trucco e parrucco. Valorizzarsi o mascherarsi?

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By Paola Pizza, 11 Marzo 2023 Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

Paola Pizza

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

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Paola Pizz

Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.

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