Oggi parliamo di self empowerment nella moda. Mai come in questo periodo si è parlato della necessità di un cambiamento della moda. Ne hanno parlato le riviste, gli stilisti, i venditori, i consulenti di moda. Credo però che sarà difficile passare dalle parole ai fatti se non si fanno i conti anche con un cambiamento di tipo psicologico. Parafrasando lo psicologo R. Mayer, direi che “per cambiare il mondo (della moda) è necessario innanzitutto cambiare le persone”.
Ritengo che la parola chiave di questo cambiamento auspicato sia self empowerment, un costrutto che in psicologia significa “attivare la coscienza di sé, il proprio potere interno, non limitarsi al può essere fatto (da altri, dal caso, dalle circostanze fortunate e coincidenti, domani), ma tendere all’ambizione attiva del si può fare e deve essere fatto, al posso e devo farlo”. (C. Piccardo)).
Parlare di self empowerment come parola chiave del cambiamento dopo il lockdown, vuol dire secondo me agire su due versanti:
Credo che gli stilisti e i consulenti di moda debbano tornare a mettere la persona al centro, dando potere al cliente. Empower, appunto, far sentire più forte, incoraggiare, potenziare il cliente, creando e consigliando ciò che è centrato sulla sua identità e la sua autenticità. Per dirla con le parole di Mariagrazia Chiuri, è necessario “prendersi un po’ meno sul serio” e considerare di più il destinatario del proprio lavoro.
Le aziende di moda dovrebbero utilizzare l’empowerment, non solo per far emergere le risorse latenti nella formazione del personale, ma anche per creare un diverso rapporto con i clienti.
Promuovere il self empowerment dei clienti vuol dire renderli protagonisti aumentando il loro senso di controllo e la loro possibilità di scelta. Un protagonismo concreto, reale e non soltanto dichiarato. Che ha l’obiettivo di renderli autonomi e capaci di creare il proprio stile, e non dipendenti dal sistema moda e dai suoi diktat, e dai consulenti e dalle loro proposte.
A parole tutti riconoscono la veridicità dell’affermazione di Dior che “l’eleganza, come lo stile, nasce da dentro”, ma quanti possono onestamente dire di rispettare il cliente, la sua identità e la sua originalità, anziché cercare di cambiarlo in base alla propria personale idea di bellezza e di stile? La moda dovrebbe servire a sviluppare il potenziale delle persone, farle sentire più sicure e più in sintonia con il loro vero sé. Non dovrebbe essere una maschera da indossare per essere simili agli altri e per farsi accettare.
I 4 principi dell’empowerment di sé (May e Kruger) che secondo me dovrebbero accompagnare il cambiamento per chi crea, comunica e vende moda, sono:
UNA PROFONDA CONOSCENZA DI SÉ
L’INTEGRITÀ
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
LA PARTNERSHIP
Credo anche che ogni cliente debba prendersi il potere, dare più potere a sé stesso nel rapporto con la moda, diventare empowered e delegare meno agli altri le decisioni sul proprio stile. I consulenti devono essere un supporto e non sostituirsi a noi e al nostro giudizio. Essere empowered vuol dire riappropriarsi del controllo sul proprio stile. Informarsi, chiedere consiglio, ma poi decidere autonomamente e credere in sé. Come afferma Michel Foucault, “la nostra missione non è trovare noi stessi, ma inventare noi stessi”: ognuno può creare con la moda, l’opera d’arte che comunica il proprio sé.
Perché abiti, accessori e colori diano potere a chi li indossa servono 4 passi:
CONSAPEVOLEZZA
CONNESSIONE
INTEGRAZIONE
FOCALIZZAZIONE
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Bibliografia
M. Bruscaglioni (1992) Il self empowerment come anello di collegamento tra formazione e cambiamento, Quaderno proposte Risfor, 1, pp. 21-52.
G.D. May, M. J. Kruger (1988)The manager within, Personal Journal, 2, pp. 57-65.
R. Mayer, (1991) Personal empowerment in Organization Development, in: F. Massarik, Advances in OD, Ablex Publishing Corporation, Norwood.
C. Piccardo, (1995) Empowerment, Cortina, Milano.
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
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Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
Per conoscermi meglio clicca qui e leggi il mio profilo.
silvana
22 Giugno 2020Tutto questo mi fa ricordare Coco Chanel e I suoi inizi. Adattare I vestiti alla figura della cliente e non costringerla in avvilenti corsetti. Anzi liberarla da impicci e rendere I movimenti facili e fluidi. Renderla quindi più sicura di sé. Mi piace
Paola Pizza
22 Giugno 2020Hai interpretato perfettamente il mio pensiero! L’associazione con Coco Chanel mi piace molto. Una moda che rende libere e protagoniste della propria vita.