Scopri qual è la tua psicologia dei consumi di moda, analizzando il tuo comportamento d’acquisto. Come fai shopping? Comprare ti rende felice o ti preoccupa? Compri d’impulso in base alle emozioni o rifletti bene prima di comprare?
Com’è il tuo shopping? Che emozioni provi quando fai shopping? Cosa scatena la tua voglia di comprare? Per te lo shopping è una terapia? I saldi ti fanno impazzire?
Lo stile di consumo attuale, come lo definisce il filosofo Gilles Lipovetsky, è “individualista e intimizzato” e mira alla ricerca del benessere soggettivo, alla soddisfazione per se stessi, illuminata dall’ammirazione degli altri e dal confronto con il gruppo.
Ci sono due modalità di shopping, espressioni di diverse personalità e identità: Vedo, mi emoziono e compro e Penso, confronto e compro. In quale delle due ti ritrovi?
Senza arrivare alla dipendenza di Becky in I love shopping, chi tende a fare acquisti di impulso ha un comportamento il cui focus è la gratificazione immediata attraverso le emozioni e i significati simbolici degli oggetti. L’analisi delle informazioni è veloce e non molto accurata. Si basa su elementi di sfondo non direttamente collegati all’oggetto, come le sensazioni derivanti dalle prime impressioni, le euristiche (scorciatoie mentali come “costoso uguale buono”), le emozioni.
La modalità di acquisto è orientata all’esplorazione e si va in cerca di una soluzione bella e soddisfacente che stimoli e intrighi.
C’è una forte spinta ad entrare in possesso di un oggetto indipendentemente dalla valutazione di alternative o delle conseguenze: “devo averlo ora, non posso rimandare”.
L’acquisto rende felici, ma la felicità passa velocemente.
Chi tende a fare acquisti ponderati (hai mai letto nella biografia di Steve Jobs la sua scelta della lavasciugatrice durata più di 2 settimane?) ha un comportamento con un focus sul controllo.
La modalità di acquisto è orientata al raggiungimento dell’obiettivo della massima prestazione.
Le informazioni vengono elaborate in modo attento e accurato, mettendo in relazione le nuove con quelle possedute precedentemente, prima di arrivare ad una nuova valutazione o decisione.
C’è un’alta percezione del rischio (monetario, funzionale, psicologico) ed un forte coinvolgimento nella ricerca di informazioni, per cercare di massimizzare i risultati. Per comprare si segue una vera e propria strategia di problem solving.
La soddisfazione per l’acquisto dura nel tempo.
Lo shopping positivo, ci aiuta ad affrontare i cambiamenti, a vivere il successo e i nuovi ruoli o le nuove relazioni, a sollecitare il senso estetico e creativo, a farci rilassare dopo impegni pesanti come in una vacanza mentale, a tenerci in connessione con gli altri.
Tra il comportamento patologico (shopping compulsivo) e il comportamento normale (o al massimo un po’ nevrotico!) vi è la stessa differenza che c’è tra l’ubriacarsi e il degustare un buon vino! La dipendenza da shopping è la manifestazione di un disagio individuale e porta ad acquistare non tanto per il piacere di farlo, bensì per far scemare una tensione cresciuta a dismisura (per colmare un senso di vuoto).
L’acquisto normale è mosso dal godimento ed è correlato ad emozioni piacevoli, quali felicità, senso di potere e competenza, voluttà, seduzione.
Con lo shopping confermiamo a noi stessi e riveliamo agli altri chi siamo attraverso gli oggetti che compriamo. Non è importante soltanto la loro funzionalità. A motivarci allo shopping sono le stimolazioni sensoriali ed emotive che migliorano il benessere personale. È come un viaggio che ci permette di allontanarci dalla quotidianità e di entrare in una dimensione più libera, più svagata, più leggera, più divertente.
Più la nostra vita è difficile (lavoro, relazioni, capacità di cambiamento), più lo shopping ci fornisce la sensazione illusoria di riacquistare potere e di esercitare il controllo (dominio) sulle cose, in una sorta di terapia della felicità.
Fare shopping serve a risollevarci il morale, a volerci bene, a gratificarci: ha un alto valore emotivo e rafforza la nostra identità. Quante volte vi siete dette “questo me lo merito” per giustificare un acquisto? Proprio perché pensiamo di meritarci attenzioni particolari ci gratifichiamo con oggetti di lusso che esprimono in nostro sé.
Una ricerca condotta nel 2013 da TNS Global per Ebates, ha rilevato che il 51,8 % degli americani ricorre alla retail therapy per migliorare l’umore. Il 18,9% acquista dopo una brutta giornata di lavoro, il 14,6% dopo cattive notizie, il 12,2 % dopo un conflitto. In uno studio precedente, pubblicato sul Journal of Psychology and Marketing, il 62% dei compratori dichiara di fare acquisti per stare bene e il 28% per festeggiare.
Su Repubblica.it il 26/10/21,rispondendo alle domande di Giulia Mattioli (clicca qui per leggere l’articolo, se sei abbonato)
Ho parlato di psicologia dello shopping anche a Radio Cusano Campus (la radio dell’università Niccolò Cusano) il 31//2020 nella trasmissione Tutto in Famiglia. Clicca qui per sentire l’intervista
Ne ho parlato anche in un articolo su Standard n. 5 del 2023, dal titolo Lo shopping di moda come espressione identitaria. Clicca qui per sfogliare la rivista. Trovi il mio articolo alle pp. 6 e 7
Psicologia dell’acquisto vintage
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Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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