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Moda in montagna

  • 26 Agosto 2015
  • By Paola Pizza
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Moda in montagna

La moda in montagna ci ha messo a dura prova! Non è facile esprimere chi siamo e valorizzarci, vestite da cicliste o da camminatrici.

La tristezza per la fine del tempo libero all’aria aperta è appena un po’ mitigata al nostro rientro in città, dalla gioia di riaprire il guardaroba e ritrovare la propria identità! Chiuse le valige, eccoci ritornare al nostro ARMADIO, quello che contiene tutti i nostri abiti più amati, le nostre scarpe, le borse e tutti gli accessori che contribuiscono a definire la nostra identità, e che avremmo tanto voluto avere con noi, anche in vacanza, per esprimere il nostro sé al meglio.

Moda e identità in montagna

Se siete state in montagna, avrete senz’altro sperimentato quanto sia duro esprimersi con la moda.

La moda al mare è un’altra cosa: ci sono i costumi, i copri costume, le borse, i sandali e i cappelli di paglia a fare la differenza. E poi ci sono le serate dove sfoggiare oltre all’abbronzatura, tacchi mozzafiato e look seducenti.

Ma il transfert seduttivo, che secondo René König è una delle caratteristiche che rendono così attraente la moda, dove va a finire in alta montagna?

Via i tacchi (come puoi inerpicarti per i sentieri scoscesi?), via collane, orecchini e borse trendy (suonano un po’ ridicoli in mezzo alla bellezza della natura), via i tailleur manageriali (per camminare nei boschi?), via i tubini (mica te li puoi mettere con gli scarponi!), cosa ti resta per dire chi sei?

Devi giocartela con l’abbigliamento da trekking o da bike, o al massimo con jeans e camicie quando non fai sport.

Moda in montagna: differenziazione e uniformità

Non so se avete notato, però, che anche in queste condizioni, dove la comunicazione di sé è più difficile, si ripresentano alcune delle classiche dinamiche della moda, come la differenziazione e l’uniformità. Cioè il bisogno di sentirsi unici, migliori degli altri e non uguali alla massa, o all’opposto quello di essere simili agli altri, di sentirsi parte di un gruppo.

Guardate i ciclisti. Ci sono quelli vestiti in stile “in bici da sempre” con pantaloncini aderenti e magliette in bianco e nero (con tasca posteriore portaoggetti e inserti gialli, rossi, azzurri o verdi) con scritte che alludono ai club sportivi di appartenenza (quelli reali e quelli soltanto sognati), scarpe tecniche, zainetto, e casco in tinta. Con il loro abbigliamento si differenziano dai “”bikers per caso”, spesso senza casco, con bermuda e magliette colorate, e ai piedi sandali o scarpe da ginnastica.

Quando qualcuno del gruppo “in bici da sempre” incontra un “biker per caso” lo guarda con la consapevolezza di appartenere ad un gruppo diverso. Scatta la dinamica dell’ in-group e out-group. Noi e loro, Noi chiaramente esperti, voi che non lo siete. Noi i migliori, voi i peggiori. Prima ancora di aver notato la fluidità della pedalata, sono gli abiti e gli accessori a creare le prime impressioni.

Ma anche all’interno di un gruppo esistono diversificazioni, e qualcuno non è soddisfatto dalla sola appartenenza e vuol sentirsi il migliore del gruppo. Ed ecco tra il gruppo “in bici da sempre” quelli che indossano aderenti tutine, con mezzi guanti e caschi super tecnologici, con tanto di videocamera per riprendere le mete raggiunte e mostrarle agli altri.

E poi c’è il trekking. Ci sono quelli del gruppo “pensavo di essere al mare” che con pantaloncini di jeans e costume, espadrillas o infradito si arrampicano per impervi sentieri. Sono guardati con derisione da tutti gli altri camminatori che scuotono la testa vedendoli passare identificandoli chiaramente come out-group.

Jack Wolfskin a Bolzano, Bressanone, Brunico, Vipiteno…. Funzionalità e innovazione per tutti coloro che all’aperto si sentono a casa.

Ci sono i “super tecnici” con pantaloni lunghi di marche famose nel settore, in materiale super leggero, magliette di tessuti traspiranti con loghi ammiccanti, zaini super attrezzati, giacche a vento, pile e borracce, scarponcini strutturati, calzettoni adeguati, o al massimo sandali da trekking per i percorsi facili. Procedono sicuri con l’aria di chi sta per conquistare la meta.

E poi ci sono “i tradizionalisti” con pantaloni alla zuava, camicie scozzesi di flanella, calzettoni rossi o verde bosco e gilet. Vestono colori che si mimetizzano con l’ambiente e hanno l’aria rilassata di chi si sente a suo agio sui sentieri alpini.

Qualcosa di più, con l’abbigliamento, si può fare la sera, se non si è troppo stanchi dopo una giornata di sport, e se l’aria fresca non costringe a indossare il giaccone Patagonia!

Cosa fare se in montagna vi manca la moda

Capita talvolta in montagna di sentire la mancanza della moda, non avendo molte armi da giocare oltre all’abbigliamento funzionale (anti pioggia, anti vento, termico, traspirante, imbottito e via di seguito) per comunicare la nostra identità. Se la mancanza della moda come sistema di comunicazione vi crea disagio, queste sono le possibili soluzioni:

  •  Guardatevi intorno e godetevi la natura! È bello ogni tanto stare senza trucco, vestire in modo più libero ed uscire dal vincolo dei ruoli abituali. Cambiare identità ogni tanto fa bene!
  • Fate shopping nei negozi di abbigliamento per il tempo libero! Cercate qualcosa di speciale, originale, insolito e non necessariamente utile, per sentirvi unici e diversi dagli altri anche sui sentieri o sulle piste ciclabili. Si trovano cose bellissime anche in posti insoliti, ed è divertente il gusto della scoperta.
  • Cercate i negozi di moda, ce ne sono di incantevoli anche in montagna! Ritemprare la vista, provare qualche abito, fate qualche acquisto superfluo, ritrovate le griffe dei vostri sogni. Vi aiuterà a sentirvi di nuovo seducenti, e anche se in montagna avrete poche occasioni per indossare i nuovi acquisti, ne sarà valsa la pena. A casa il piacere di portarli sarà aumentato dal ricordo dei panorami alpini!
Franz Kraler a Dobbiaco e a Cortina Le principali griffe in un negozio dall’atmosfera ammaliante, dal quale si vedono le cime delle Dolomiti. Non si sa dove guardare: se i bellissimi capi, le favolose scarpe o il panorama stupendo .

Sull’argomento dell’abbigliamento in vacanza leggi anche i post:

Moda in vacanza Stili di abbigliamento in vacanza

Moda in spiaggia Stili di abbigliamento in spiaggia

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By Paola Pizza, 26 Agosto 2015 Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

Paola Pizza

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

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Paola Pizz

Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.

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