Cosa raccontano gli abiti messaggio di Chiara Ferragni a Sanremo 2023? Gli abiti parlano e raccontano molte cose di noi: sono un linguaggio che si esprime con colori, fogge, tessuti, abbinamenti. Narrano un messaggio che parte dalla nostra identità, parla dei nostri valori, e cerca di raggiungere un obiettivo in un determinato contesto.
Maria Grazia Chiuri ha creato per Chiara, seguitissima imprenditrice digitale, degli abiti che raccontano la sua storia, i suoi valori, la sua identità. Degli abiti messaggio che parlano del diritto di essere se stesse, di avere un corpo e di amarlo, senza paura dei giudizi degli altri e senza lasciarsi imprigionare dai pregiudizi estetici e di ruolo.
L’abbiamo vista scendere le scale dell’Ariston in un affascinante abito nero e bianco Dior, con gonna a corolla. Prima di scendere le scale ci ha mostrato le spalle per far vedere la stola con la scritta Pensati libera (ispirata ad una foto di Claire Fontaine). Un messaggio inequivocabile alle donne, e al coraggio di piacersi, reso ancora più forte dalle linee voluminose della gonna che fa percepire la figura come più evidente, e dai colori nero e bianco che simboleggiano l’assoluto e l’evoluzione psichica. Dal nero indistinto dell’inconscio prendono vita la coscienza e la consapevolezza del bianco e della luce.
Bianco e nero anche per l’abito peplo con le scritte misogine e sessiste che sono state rivolte a Chiara sui social. Un abito manifesto che rivendica la libertà di usare la moda come linguaggio libero dalla paura del giudizio degli altri. Che dice agli haters, imparate a fare i conti con le vostre paure, invece di proiettarle sugli altri (ne ho parlato nel post Critiche al look)
Ma l’abito che più ha fatto scalpore è quello in tulle color carne che riproduce con un ricamo trompe l’oeil il corpo, come se fosse nudo. Un abito che parla della libertà ad indossare ciò che si vuole, e di mostrare il corpo senza sentirsi in peccato come Eva. Questo abito è un inno a Lilith, figura archetipica della femminilità. Alla Lilith che si ribellò ad Adamo e fuggì dall’Eden per rivendicare i sui diritti, e che è un simbolo di libertà delle donne dai ruoli subalterni all’uomo. È l’abito che Chiara ha indossato per il suo monologo contro il sessismo: “se nascondi il tuo corpo sei una suora, se lo mostri sei una troia” ha detto, ricordando che essere donna non può essere un limite, ma un pregio da mostrare con fierezza.
Una tendenza moda che abbiamo visto nelle sfilate 2022-23 è quella di mostrare la lingerie e esibire il corpo. La stessa Chiara Ferragni ne è stata più volte promotrice sui social.
Una via intermedia è quella di simulare l’esibizione del corpo con una particolare tendenza di ispirazione vintage, molto seguita dalle influencers: il naked dress. Questo termine (vestito nudo) è molto ricercato sul web secondo Lyst . Negli anni ‘90 Jean Paul Gaultier e Lotta Volkova crearono The Naked Dress, un abito che con l’effetto trompe l’oeil, creava l’illusione della nudità, inneggiando alla liberazione dei corpi e del seno. Piace ancora oggi a chi condivide i valori dell’empowerment femminile, della body positive, e dei diritti delle donne, ma indubbiamente non è uno stile facile, né tantomeno, adatto per tutte.
Trovo che giocare con la sensualità, e non vergognarsi del corpo sia un segno di empowerment per donne che non vogliono essere solo mamme, o solo lavoratrici, ma anche donne che vivono in modo libero la propria sessualità. I ruoli che ricopriamo sono molteplici, così come i nostri sé. Interpretarne solo uno non è mai preludio di benessere. Non si può essere solo lavoratici professionali, né mamma accudenti. La fissazione di ruolo è un problema che rilevo spesso analizzando l’armadio delle clienti. Perché dimenticare di avere un corpo, e che accanto al principio di realtà, c’è anche quello del piacere?
L’ultimo abito è una tuta in jersey ricamata di strass, con una gonna in tulle con le stecche. Invita a mostrare l’oro che sta sotto la gabbia delle regole e delle convenzioni che spesso ci limitano. L’oro che gli egizi ritenevano il corpo degli dei, rimanda alla sovranità divina e alla regalità. È simbolo di potere, prestigio, e privilegio, e in questo abito e in questo contesto evoca il potere delle donne e il bisogno di empowerment femminile
Creazioni della maison Schiapparelli (Daniel Roseberry) per l’ultima serata, che come la stessa Chiara racconta su Instagram, parlano di maternità e della lotta femminile per tenere insieme istinto materno e desiderio di realizzazione professionale. Un dialogo nella psiche tra dimensione maschile e dimensione femminile della personalità. Dialettica che molte donne conoscono bene. Per dirla con gli archetipi delle dee greche: c’è un dialogo tra la stratega Atena che si realizza nel lavoro e cerca il potere; Artemide che è consapevole del proprio valore, e cerca indipendenza e autonomia in collaborazione con altre donne; Demetra che si realizza invece nella maternità; ma anche con Afrodite, sensuale e creativa, che ama essere al centro dell’attenzione.
Il primo abito con la corazza dorata mi ha fatto pensare al bisogno di proteggersi dagli attacchi. Atena, era presente nell’Olimpo con una splendida corazza d’oro che simboleggia le difese intellettuali in grado di proteggere dai sentimenti. Il seno reso rigido e ricoperto d’oro, esprime potere e regalità, ma anche freddezza e distacco. La madre Atena, ad esempio non vede l’ora che i figli siano abbastanza grandi per parlare con loro e apprezzarne la competitività e l’intelligenza.
Questa corazza da superdonna, è ingentilita dall’abito sottoveste in satin blu, colore che comunica quiete e appagamento ed è simbolo di conoscenza al femminile. Il blu è il colore del legame affettivo a partire da quello materno, ed evoca tenerezza e morbidezza.
Il secondo abito azzurro è ispirato a un’opera dell’artista Yves Klein, ed ha un’impronta dorata di un corpo femminile. Anche qui mi sembra che ci sia un dialogo tra gli aspetti maschili del potere simboleggiati dall’oro e quelli femminile dell’abito blu. Il dialogo è tra l’orientamento al risultato, alla realizzazione e all’indipendenza di Atena, che ha difficoltà ad accettare il lato femminile, l’istinto materno di Demetra, e la voglia di essere guardata di Afrodite.
Il terzo abito, di un voluttuoso velluto nero che fascia il corpo, con profondo scollo, fa pensare ad Afrodite e al suo desiderio di cambiamento, di intensità, amore e di creatività. È una Afrodite che incanta i figli con la sua bellezza, ma che li lascia spesso alla custodia di altre donne. La collana è un tocco creativo che ripropone l’oro e rimanda alla funzione generatrice dell’utero, che crea vita e nuovi progetti. Il colore nero simboleggia il mistero e l’inconscio e il lato oscuro della forza e della psiche. Se nelle sue forme positive esprime autorità e potenza, in quelle negative esprime controllo delle emozioni, ribellione e intransigenza. Anche in questo caso quindi il gioco è tra messaggi contrapposti.
L’abito indossato in chiusura è un completo pantalone nero, con giacca corta che mostra un corsetto con gli addominali ricamati in perle. Mostrare i muscoli è un segno di superiorità, si chiede Chiara? Si può essere forti e nello stesso tempo femminili? Ancora un dialogo tra le diverse parti della psiche.
Non esiste un modello giusto o sbagliato di donna, ma diverse dee che dialogano nella nostra psiche e che prevalgono in modo diverso in ciascuno di noi (clicca qui se vuoi saperne di più). La femminilità non è debolezza, così come la mascolinità non è necessariamente forza. La nostra identità è fatta di vari sé. Riconoscerli e dargli voce è un indice di equilibrio. Negarli ci fa soffrire. Empowerment femminile vuol dire anche questo: riconoscere le parti luce e quelle ombra della nostra identità. Non esiste una donna perfetta (o un uomo perfetto): ognuno di noi è l’”opera d’arte” del proprio sé, e può dimostrarlo anche con abiti, accessori, colori. L’ottica della psicologia della moda è comprendere le differenze, scoprire i messaggi, e mai giudicare.
Degli abiti messaggio come quelli indossati da Chiara Ferragni, influencer con 28.000 followers, sul palco di Sanremo sono adatti per tutti, piaceranno a tutti? Se cambi la persona, l’identità e il contesto il risultato è lo stesso? Credo proprio di no. Ognuno deve trovare il proprio stile e il proprio messaggio da lanciare con gli abiti.
“Pensati libera” vuol dire anche questo: scegli abiti e colori che parlano di te, che ti rendono felice e ti fanno sentire sicura. Scegli di accettare il tuo corpo e di essere autentica. Scegli cosa comunica la tua identità e non curarti dei giudizi e dei pregiudizi degli altri quando mirano a condizionarti. Accetta anche che gli altri possano avere gusti diversi dai tuoi e diversi modi per esprimere la propria identità, i propri valori e i propri obiettivi. Libertà è anche questo.
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Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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