Il coronavirus ha cambiato il nostro rapporto con la moda? Come ci vestiremo alla ripartenza? Abbiamo tutti una gran voglia di sole, di luce, di colore. Credo che cercheremo di dimenticare la paura, l’angoscia e le restrizioni e metteremo in atto alcuni meccanismi di difesa dell’Io che influenzeranno anche il nostro modo di vestire. Come ci hanno insegnato Sigmund Freud, Anna Freud e Melania Klein, l’Io per proteggersi da emozioni negative, ansie e angosce, ricorre a meccanismi mentali. Attraverso questi meccanismi l’Io rimuove dalla coscienza idee e sentimenti che provocherebbero sofferenza.
Quali sono i meccanismi di difesa che metteremo in atto per tornare ad una vita normale e come influiranno sul nostro modo di vestire? Ognuno di noi affronta in modo diverso le tensioni e i conflitti, e risponde con diversi comportamenti, diversi pensieri, diverse tattiche di difesa. Vediamone alcune:
Chi utilizzerà in particolare i primi due meccanismi che ho elencato (Rimozione e Annullamento), tenderà a ricercare la tranquillità e la normalità. Avrà voglia di riprendere il suo stile abituale, di tornare a fare shopping, di riscoprire le corse frenetiche e i momenti di relax. Di ripristinare una routine conosciuta e perciò tranquillizzante. Di riaprire l’armadio e ricominciare con la ricerca affannosa del “cosa mi metto?” “Meglio questo o l’altro?” “Che colore scelgo stamattina?” “Cosa ne penseranno gli altri?”.
Coloro che ricorreranno prevalentemente al meccanismo della Formazione reattiva, avranno probabilmente voglia di cambiare, di uscire dagli schemi del proprio stile abituale e di osare con audacia, con nuovi capi, con nuovi colori, con abbinamenti insoliti, con capi di tendenza, con accessori grintosi. Metteranno il loro vecchio stile in naftalina e ne sfoggeranno uno audace e trasgressivo, opposto al precedente.
Le persone che tenderanno invece a tenere sotto controllo i pensieri negativi con il meccanismo della Razionalizzazione, privilegeranno pensieri deduttivi e intellettualizzazioni su cosa abbiamo imparato da questo periodo. L’ambiente è meno inquinato e dobbiamo mantenerlo così, lo smart working è una risorsa e sarà bene ricordarselo, smettere di correre freneticamente ci ha fatto riscoprire le emozioni, avere riscoperto un corpo tonico è salutare e dobbiamo continuare con la ginnastica. E così via. Andranno alla ricerca di capi, tessuti e colorazioni eco friendly, di uno stile comodo e rilassato, o continueranno ad utilizzare tute e sportswear.
Credo che ognuno di noi cercherà una compensazione a quello che gli è particolarmente mancato in questo periodo nel rapporto con la moda, e lo farà in relazione alla diversa identità e al tipo di personalità.
Per quanto riguarda invece i diversi modi di vivere la moda dopo la quarantena in base alla personalità, possiamo distinguere tra:
Ora che tutto riparte, deve ripartire anche il modo di comunicare noi stessi sul lavoro e nella vita sociale, attraverso abiti e accessori.
Alcuni, in questo periodo di forzata permanenza in casa, hanno dimenticato il loro Sé Interpersonale che deriva dalle interazioni con gli altri, e hanno indugiato sul loro Sé Privato, percependosi soltanto in relazione all’ambiente fisico dell’ abitazione e alla dimensione privata.
Abbiamo visto persone in tuta o in maglietta, con i capelli spettinati e senza trucco alle riunioni di lavoro on line, o agli aperitivi con gli amici su Zoom. Alcuni hanno dimenticato che gli abiti sono un modo per mostrare la propria identità e se si lavora, anche quella dell’azienda.
Lo Smart Working richiede nuove competenze comunicative tra le quali il Business Look. Sei consapevole di ciò che comunichi di te sul lavoro? Sai come vestirti per lo Smart Working?
La domanda da porsi è molto semplice: l’outfit che sto usando per la riunione on line, lo indosserei in studio o in azienda? E quello che uso per l’aperitivo on line con gli amici, lo indosserei ad un appuntamento reale?
C’è inoltre un’altra importante considerazione da fare: ognuno di noi conosce sé stesso anche in relazione alla propria immagine riflessa. Ed è perciò molto difficile percepirsi come professionali e autorevoli, in maglietta e tuta, o indossando la giacca sopra i pantaloni del pigiama. Per non parlare della difficoltà a ritenersi affascinanti e socievoli con il pile e la pinza di plastica sui capelli trascurati. In questo momento, per aumentare la resilienza, abbiamo bisogno di una buona autostima che ci aiuti a ritrovare energia.
Come diceva Karl Lagerfeld “i pantaloni della tuta sono un segno di sconfitta” e dimostrano che “si è perso il controllo sulla propria vita”, se si usano fuori dal contesto giusto. Clicca qui se vuoi saperne di più sui significati dello stile comfort.
Credo che i clienti chiederanno sempre più servizi, soprattutto online, e che sarà necessaria una consulenza di qualità che guardi al profondo e non si fermi alla sola immagine. Non si può continuare a ripetere quello che è sempre stato fatto nel passato. Il coronavirus ci ha insegnato a credere nella scienza e a non rimanere in superficie. Serve una consulenza che sia basata su basi scientifiche, come quelle proposte dalla psicologia della moda, che offre un nuovo approccio alla moda centrato sull’autenticità del vero sé. Molte aziende stanno riscoprendo in questo periodo la necessità di guardare alla moda in modo diverso. Quando Giorgio Armani dice che la moda deve diventare più rispettosa della persona, parla al cuore della psicologia della moda, che si batte da tempo su questo tema. Speriamo che adesso sempre più aziende riscoprano l’importanza della psicologia della moda e la utilizzino per la formazione on line del personale di vendita, per l’organizzazione di eventi, per la consulenza ai clienti. La moda non è solo apparenza, ma è un linguaggio che fa parlare la psiche e contribuisce a definire l’identità.
Su questo argomento leggi anche la mia intervista a Federico Rocca Come si cambia su Vanity Fair n. 16-17, e su VanityFair.it nell’articolo L’uomo del futuro: come si cambia, del 26 aprile 2020.
Clicca qui se vuoi sorridere un po’ sulla nostra quotidianità con gli abiti in tempi di covid con un elenco semi serio sui diversi modi di vivere la moda in casa. In quale stile ti ritrovi? E tu che stile hai adottato?
Lavori da casa? il post Vestirsi per lo smart working ti aiuterà a riflettere sull’abbigliamento giusto e il post In casa vesti solo in tuta? Quando lo stile comfort è come una coperta è il post per te
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
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Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
Per conoscermi meglio clicca qui e leggi il mio profilo.
Gabriella
11 Aprile 2020Ciao Paola,leggo sempre con piacere i tuoi commenti sulla moda,certamente dopo questa quarantena forzata avremo bisogno di tornare a sorridere e divertirsi anche se sarà dura . Grazie!
Paola Pizza
12 Aprile 2020Grazie a te e a tutte le amiche e gli amici che in questo periodo difficile hanno navigato sul blog, e dialogato con me, in cerca di un po’ di leggerezza o di un nuovo progetto da portare avanti, trasformando la quarantena in opportunità di crescita. Un abbraccio virtuale a tutti voi #celafaremo