Basta con tutti gli stereotipi sul corpo che condizionano le donne. Basta con gli stereotipi estetici. Le donne devono essere libere di esprimere la propria identità rifiutando di omologarsi a modelli di perfezione stereotipati. Devono poter guardare dentro di sé e non soltanto fuori. Devono poter vivere la loro bellezza sapendo che i canoni estetici sono in mutamento. Per questo ho trovato inaccettabile il tutorial proposto nella trasmissione Detto Fatto (Rai 2) proprio prima della giornata contro la violenza sulle donne. L’ironia giocosa non può prescindere dal contenuto.
I valori sociali stanno cambiando a favore di una autenticità che supera i cliché di genere, di estetica, di ruolo, di età. Molte griffe della moda hanno colto questo cambiamento e hanno iniziato a comunicare l’inclusività e la diversità nelle sfilate e nelle collezioni, a partire da Gucci con le sue modelle e la sua fantastica Gucci Fest.
Ma questo vento di cambiamento evidentemente non è arrivato a Detto Fatto, dove hanno proposto un tutorial su come essere sexy facendo la spesa con tacco 12. Ironia sull’uso dei tacchi? O idea stereotipata della donna e della bellezza?
Ignorando i nuovi valori di autenticità e di inclusività, di cui tanto si parla in questo periodo, il tutorial di Detto Fatto propone uno stereotipo di donna come femmina generativa che ha bisogno di un uomo per essere completa, e usa il corpo e l’abbigliamento per andare a caccia di maschi perfino al Supermercato.
La bellezza proposta è quella di un corpo perfetto, sinuoso, tonico, che si muove sempre come in un palcoscenico, studiando ogni mossa sotto la lente dello sguardo degli altri, per attrarli e conquistarli con il corpo e con l’immagine.
Basta con questo uso stereotipato e distorto del corpo e dell’immagine delle donne. Le donne hanno ruoli di potere, responsabilità, competenze, passioni. Sono single, madri, compagne, lavoratrici. Non hanno un solo ruolo. Non hanno un solo Sé. Si vestono per mostrare la loro identità, il loro valore, la loro unicità, per lanciare messaggi e raggiungere obiettivi. Usano i loro diversi Sé in diversi contesti e in funzione degli obiettivi e scelgono i loro abiti e i loro accessori anche per il loro potere comunicativo.
I tacchi ad esempio hanno indubbiamente un ruolo erotico, ma hanno anche la funzione di aumentare la consapevolezza di Sé e del proprio corpo, fanno sentire più alte e determinate e incrementano la percezione del potere. Sono perfetti quando vogliamo sentirci più sicure e determinate, quando vogliamo stabilire relazioni di influenza, quando vogliamo aumentare il nostro potere seduttivo. Ma c’è contesto e contesto e soprattutto ci sono diverse personalità. Le donne che conosco, al supermercato corrono perché hanno mille impegni e poco tempo, e spesso fanno addirittura la spesa on line per ottimizzare i tempi. In quale mondo parallelo si ha tempo per pensare a come muoversi per attrarre lo sguardo degli altri, mentre si afferra un sacchetto di mele o un pacco di pasta?
Questa esibizione ostentata della fisicità (“le corsie sono il tuo teatro” dice l’attrice del tutorial) fa pensare al corpo come presenza simulata, ad una maschera da indossare per attrarre l’attenzione degli altri, cercando una perfezione molto lontana dalla realtà di ogni donna in carne ed ossa. Lo sfoggio del corpo perfetto non è che un modo per coprire la vergogna per lo sguardo altrui, un modo per mascherare il vuoto interno e per puntare tutto sull’apparenza.
Solo uscendo da questa idea falsa della bellezza come stereotipo estetico, si può raggiungere il benessere e un buon rapporto con il proprio corpo e comunicare la propria vera identità.
La bellezza è autenticità, è diversità, è imperfezione è unicità.
Il corpo delle donne è capace di esprimere il sé e l’identità, attraverso le azioni e la scelta del look, senza ricorrere a un corpo “altro”, usato come maschera e come finzione.
Credo che tutte le donne, a cominciare da quelle che lavorano nella comunicazione e nella moda, dovrebbero impegnarsi a promuovere una nuova idea di bellezza e a contrastare con il loro esempio e con il loro lavoro gli stereotipi estetici e di genere. Perché l’inclusività non sia una parola vuota serve l’impegno concreto per un cambiamento culturale. Trovo che Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci stia facendo molto per promuovere questo cambiamento nella moda. E tu cosa fai?
Esiste anche una graduatoria dell’impegno all’inclusività delle aziende europee di moda che vede ai primi posti Hermes, Armani, Prada e Hugo Boss.
Il mio libro Il coraggio di piacersi parla di una nuova bellezza più libera e inclusiva e della necessità di liberarsi dai condizionamenti per essere felici con il proprio corpo e la propria immagine. Clicca qui per saperne di più sul libro e vedere il video di presentazione
Per approfondire puoi leggere anche i miei post
Gli stereotipi estetici. Magrezza è bellezza?
Corpo e identità. La bellezza inclusiva
Le scuse sui social della conduttrice di Detto Fatto, Bianca Guaccero, sono arrivate puntuali. Scusarsi è un atto assertivo che pochi sanno fare e testimonia la qualità della persona. Soprattutto quando ci si impegna perchè l’errore non si ripeta. Ha scritto Bianca: “Sono una donna, una mamma single, che combatte ogni giorno per ciò in cui crede… soprattutto nella difesa della categoria che rappresento.. la donna… ho sempre lavorato proponendo di me una immagine molto lontana da quella della donna oggetto… cercando di abbattere qualsiasi muro di pregiudizio e maschilismo…ma sono la conduttrice di un programma, mi prendo parte della responsabilità di ciò che è accaduto. Chiedendo scusa a tutti, per la superficialità con cui è stata gestita questa situazione da parte di tutta la nostra squadra.
Sono certa della buona fede del gruppo autorale che lavora da mesi, cercando di confezionare, con grandissima fatica, un programma dignitoso e allegro nonostante tutte le difficoltà della situazione pandemica che stiamo vivendo. Il tutorial in questione, doveva aderire a dei toni comici e surreali, da non prendere sul serio, ma che stavolta ci sono venuti male. Perciò mi scuso io a nome di tutta la mia squadra, con tutte quelle persone che si sono sentite colpite da questo triste siparietto. Come sempre ho fatto nella mia vita, mi adopererò affinché tutto questo non succeda mai più”.
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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