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Diritto al lusso e all’eleganza?

  • 13 Dicembre 2022
  • By Paola Pizza
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Diritto al lusso e all’eleganza?

Di diritto al lusso e all’eleganza si parla molto in questi giorni a partire dal caso di Liliane Murekatete, compagna del deputato Aboubakar Soumahoro che entrò in parlamento indossando stivali sporchi di fango per ricordare la fatica dei lavoratori. Liliane ama adornarsi di borse e oggetti di apparente lusso e alcuni la criticano per questo affronto alla povertà, mentre altri, fuori dal coro, la difendono ritenendo che tutti abbiano diritto al lusso e all’eleganza.

Ne ha parlato anche Concita De Gregorio su Repubblica (Borse di lusso e corpo esibito: perché difendo lady Soumahoro) riportando la critica sull’ostentazione del lusso al pregiudizio nei confronti del colore della pelle.

Chi può vestire il lusso

Non c’è dubbio che tutti possano aspirare a valorizzare la propria immagine e la propria bellezza (anche con oggetti di lusso se lo desiderano) indipendentemente dal colore della pelle, dall’orientamento sessuale, dalla perfezione o imperfezione del proprio corpo. È fin troppo ovvio. Il mercato del lusso direi che esula dal colore della pelle, piuttosto riguarda il potere dei desideri, il potere d’acquisto e la bramosia di comunicare esclusività.  

Il lusso è un diritto per tutti. Vi ricordate quando lo diceva Vincent Cassell nel claim dello spot di Lancia Ypsilon del 2011?

Cosa comunica il lusso

Il diritto al lusso è per alcuni un vero e proprio diritto alla felicità. Gli oggetti di lusso comunicano voglia di differenziarsi e migliorare la consapevolezza di sé. Esprimono una passione narcisistica, come desiderio di auto ammirarsi, di godere di se stessi, e dell’immagine di sé come appartenente ad un gruppo esclusivo (clicca qui per scoprire tutto ciò che comunica il lusso). Il lusso democratizzato è quello a cui molti possono accedere oggi con le seconde linee (che molti stilisti hanno abbandonato in funzione di una maggiore esclusività e che altri, invece, hanno mantenuto), i piccoli accessori (con prezzi più abbordabili), il vintage o il fashion renting (affitto di capi di lusso).

Il rapporto tra bellezza e lusso come diritto

Scriveva qualche anno fa il docente di Estetica Stefano Zecchi, a proposito del rapporto tra bellezza, lusso e esibizione:

«Il lusso è la naturale aspirazione a una bellezza rara e preziosa. Nell’oggetto di lusso c’è un desiderio di assoluto, la visione di una bellezza che, raggiungendo una propria ideale perfezione, oltrepassa qualsiasi dominio dell’utile sulla qualità estetica. Anzi, generalmente, il lusso è ritenuto qualcosa di inutile, di superfluo, e tuttavia esso appare essenziale per cogliere, talvolta vivere, il senso più alto della bellezza. Il lusso ha una preziosità venale, ma nessun prezzo corrisponde al suo valore estetico. Chi davvero si lascia sedurre dal lusso non è preda di un bisogno di esibizione ma, piuttosto, è catturato dal desiderio di naufragare in una bellezza che oltrepassa il gusto soggettivo e possiede una sua universalità. Il grande cantore di questo lusso senza prezzo è il poeta Charles Baudelaire. Ma senza educazione estetica il lusso è cosa da cafoni, cioè di chi crede che sia sufficiente avere denaro per accedere al lusso».

Quello che non condivido dell’articolo di Concita De Gregorio:

  1. Se il lusso e l’eleganza sono un diritto lo sono anche i diversi modi di esprimere la bellezza.

Quello che non condivido nell’articolo di Concita di Gregorio è il passaggio dal lusso e della bellezza come diritto per tutti, alla critica nemmeno tanto velata verso chi esprime la bellezza in modo diverso. Se il lusso e l’eleganza sono un diritto, lo sono anche i diversi modi di esprimere la bellezza.

Quello che mi sorprende nell’articolo è il confronto malizioso tra professioniste che puntano più o meno all’immagine come Diletta Leotta e Giovanna Botteri, che secondo De Gregorio “fanno lo stesso mestiere” ma, “portano in dote diversi punti Auditel” e di una “conosciamo le misure del reggiseno”.

È di nuovo ovvio che la professionalità e la competenza siano frutto di una bellezza che viene da dentro, ma cosa c’è di male a valorizzare la propria bellezza esteriore, oltre che quella interiore? La psicologia sociale, in anni di ricerche e studi, ci ha mostrato il valore delle prime impressioni nel processo di conoscenza. Curare l’immagine fa parte della competenza comunicativa e aiuta a raggiungere gli obiettivi (clicca qui per leggere il mio post Quanto conta l’apparenza).

2. Attenzione a chi combatte i pregiudizi con altri pregiudizi

Leggendo Concita De Gregorio sembra quasi che chi punta anche sull’immagine sia ingiustamente favorita o che sia necessario non valorizzarsi troppo per poter apparire intellettuali. Non sarà il frutto di un pregiudizio che vuole le intelligenti come non curate perché hanno altro di cui occuparsi, e le belle troppo attente all’immagine e quindi con meno tempo per la cultura?

Superare i pregiudizi è cosa buona e giusta, ma credo che tutti dobbiamo essere attenti a non cadere nelle trappole dei pregiudizi estetici. Perché, ad esempio, chiamare, con un po’ di sdegno intellettuale, Chiara Ferragni “la suprema imprenditrice del paese”? Chiara Ferragni può esservi simpatica o antipatica, ma non c’è dubbio che abbia doti e competenze imprenditoriali e che abbia creato un’impresa di successo. Non banalizzerei dicendo che ciò deriva “dal suo corpo da Barbie”. Mi sembra che ci sia molto di più.

Diritto al lusso e all’eleganza senza dimenticare il messaggio

Diritto a valorizzarsi per tutti, quindi, ma mantenendo attenzione al messaggio lanciato dagli abiti, dagli accessori e dai colori che indossiamo. Gli abiti parlano delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e dei nostri obiettivi. Con l’abbigliamento comunichiamo agli altri chi siamo, rendiamo immediatamente visibile la nostra identità, e cerchiamo di influenzare l’idea che gli altri hanno di noi. Il problema è la competenza comunicativa: gli abiti parlano del nostro vero sé e della nostra identità, o sono una maschera? Sono coerenti con i nostri valori, o sono dissonanti? Ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi? Diventiamo più consapevoli allora di ciò che raccontiamo agli altri di noi attraverso il nostro aspetto esteriore. Impariamo a usare l’estetica per potenziare la comunicazione.

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By Paola Pizza, 13 Dicembre 2022 Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

Paola Pizza

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

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Paola Pizz

Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.

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