La perfezione non esiste, ma per molti è una vera e propria ossessione. La bellezza è fatta di diversità e indubbiamente non c’è un solo tipo di bellezza, ma per alcuni accettarsi è difficile. Sono molte le persone che sbagliano obiettivo e vanno alla ricerca di quell’immagine perfetta che non riusciranno mai a raggiungere. Dovrebbero piuttosto guardarsi dentro, scoprire la loro forza e puntare sulla bellezza dell’imperfezione.
Come ha scritto Carl Gustav Jung, “Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso, né crescita”.
Ci sono modelle che, con grinta, hanno trasformato le loro imperfezioni un punto di forza. I loro piccoli o grandi punti deboli hanno fatto sì che fossero notate e scelte, proprio per favorire una comunicazione fuori dagli schemi e dalle regole rigide. È il caso di Winnie Harlow che ha la vitiligine ed è riuscita a rompere la regola imperante della perfezione imponendo una nuova fisicità. “Perché siamo disposti ad accettare un solo tipo di bellezza? – ha dichiarato – io voglio rovesciare questa idea, e nel mio piccolo ci sono riuscita”. Ha sfilato per Desigual, Diesel ed è stata uno degli angeli di Victoria’s Secret. Ci sono riuscite anche Georgia May Jagger, Vanessa Paradise, Ashley Smith che hanno uno spazio tra i due denti incisivi (diastenia). Ha detto una di loro “se avessi messo la macchinetta ai denti, adesso sarei al verde”!
La bellezza perfetta può essere noiosa. Spesso sono i difetti a rendere seducente e interessante una persona. Le aziende di moda se ne sono accorte da tempo e fanno sfilare modelle non più giovani, con la vitiligene, la diastenia, espressione di una bellezza diversa e alternativa, ma ricche di seduzione e di capacità espressiva.
Alessandro Michele, tra gli stilisti, è quello che più ha capito il potere comunicativo della moda, e usa le sfilate per veicolare messaggi sulla diversità che fanno parlare gli abiti e gli aggiungono valore. Come nel caso della modella armena Armine Harutyunyan che tanto ha fatto discutere, O quello di Ellie Goldstein, modella down che ha scelto per la campagna del mascara L’obscur proprio perché esprime una bellezza autentica e libera.Come ha scritto André Gide “la bellezza non sta nella cosa guardata, ma nello sguardo” di chi guarda. Pazienza per gli haters e per i criticoni che si scatenano sui social, esprimendo la loro profonda paura di essere brutti.
Accettare l’imperfezione è un modo per uscire dalla conformità. Come ha affermato Renzo Rosso (Diesel), “sono sempre stato più interessato all’imperfezione, perché è quello che spicca dalla massa”.
L’epidemia perfezionista porta ossessivamente a mascherare tutto ciò che nell’aspetto è debole, fuori dalla norma o dissimile dal modello di eleganza o di bellezza imperante.
“Siamo perfetti nelle nostre imperfezioni”, dice lo psicologo Hewitt, che per oltre 30 anni ha studiato la perfezione, definendola “un modo per essere nel mondo” attraverso “un tratto di personalità maladattivo”.
Se vuoi capire come funziona il perfezionismo guarda il video del prof. Paul Hewitt.
C’è una differenza fondamentale tra chi cerca la perfezione e chi invece cerca di migliorare la propria immagine. La perfezionista e il perfezionista si concentrano su tutto ciò che non va, mossi dalla paura del fallimento, e si chiedono, “Cosa penseranno gli altri del mio aspetto?”.
Chi cerca di migliorare il proprio aspetto si domanda, “Cosa posso fare per valorizzarmi?” e si concentra sulle cose da fare: un nuovo taglio di capelli, un nuovo colore da indossare, un abito con uno stile diverso, accessori più grintosi o più romantici, un abbonamento in palestra o un corso di danza del ventre! Chi cerca la perfezione è sempre preda dell’ansia, chi cerca di migliorarsi gode dei risultati raggiunti e ne è felice.
Chi si aspetta la perfezione si valuta in modo ipercritico e pretende la perfezione anche negli altri, con una severità di giudizio che lascia poco spazio alle relazioni.
L’ immagine di sé che desidera proporre è ineccepibile e impeccabile, senza nessuna sbavatura, secondo regole ferree di stile, di abbinamento, di scelta di colori. Credo, invece, che sia infinitamente più importante essere felici con la moda, che non seguire i diktat dei Si può e Non si può. La moda è gioco e piacere. Se togliamo la sessualità, dov’è il divertimento?
Chi persegue la perfezione cerca:
Come scrive Brenè Brown (I doni dell’imperfezione), “il perfezionismo è un sistema di valori autodistruttivo che crea dipendenza, perché la perfezione non esiste e non esiste un modo per essere percepiti come perfetti dagli altri. (….) La paura di condividere con gli altri qualcosa di imperfetto porta ad una paralisi esistenziale. Si perdono occasioni per non rischiare di essere imperfetti”. Per quanto tu cerchi il capo perfetto, l’abbinamento perfetto, il colore perfetto, non riuscirai mai a trovarlo se non parti dalla tua identità. È dentro di te che devi cercare ispirazione.
Sii gentile con te e cerca di accettare chi sei, con tutti i tuoi pregi e con tutti i tuoi difetti. Essere autentici vuol dire avere il coraggio di essere imperfetti. Non cercare a tutti i costi di piacere agli altri, né di conformarti a un modello ideale. La tua unicità è il vero valore. Gli altri ti apprezzeranno molto di più se trovi uno stile di abbigliamento che ti rappresenta e ti definisce come una persona unica. Non serve essere bellissimi, con un corpo statuario, una pelle di porcellana e una chioma fluente per avere stile. Lo stile nasce da dentro.
Smetti di preoccuparti del giudizio degli altri e impara a volerti bene e ad avere un rapporto gentile e tollerante con i tuoi punti forti e i tuoi punti deboli. Tutti li abbiamo.
In una immaginaria foto, i perfezionisti azionano lo zoom sui propri difetti (reali o immaginati), ma se provassero a togliere lo zoom e ad aumentare la grandezza del quadro, riuscirebbero a vedere sé stessi insieme agli altri. Se lo sguardo è all’insieme, è facile ridimensionare il proprio difetto e rendersi conto che anche altri hanno corpi morbidi (non è più bello definirli così che non sovrappeso?), capelli ribelli, nasi non proprio alla francese, altezze e fisici non proprio da top model photoshoppizzate. Quando siamo in connessione con noi stessi e con gli altri, con più facilità possiamo renderci conto che, non saremo perfetti, ma siamo pur sempre NOI! Con la nostra storia, la nostra forza, il nostro valore.
L’emozione che scatena il perfezionismo è la vergogna, una emozione di cui non ci piace affatto parlare.
Ci vergogniamo, ad esempio, per un look imperfetto che temiamo possa demolire la nostra immagine pubblica e non farci rialzare più, definendoci come perdenti. O per il nostro fisico.
Brené Brown definisce la vergogna come “la sensazione o l’esperienza intensamente dolorosa di credere di essere difettosi e quindi indegni di amore e appartenenza”.
Non cercare di anestetizzare i sentimenti negativi con i meccanismi di difesa (ad esempio, buttandoti nel lavoro, nello shopping o in qualsiasi dipendenza). Affronta la vergogna e la paura di non essere perfetta o perfetto.
Chi si vergogna del proprio aspetto spesso adotta comportamenti che non producono benessere e felicità. Tu come reagisci? C’è chi si allontana dagli altri nascondendosi in sé stesso, c’è chi cerca di piacere e compiacere gli altri, e c’è chi reagisce criticando e attaccando gli altri.
Essere gentili con se stessi e con gli altri vuol dire anche accettare l’imperfezione. Un’imperfezione nel nostro aspetto può diventare un punto di forza se lo accettiamo e lo rendiamo espressione della nostra unicità. La diversità attrae e accende la fantasia, facendoci uscire dalla conformità. Un naso importante può aggiungere carattere al nostro volto, un fisico morbido può aumentare la sensualità. Anche negli altri non dobbiamo cercare l’imperfezione.
Coltivare la gentilezza è importante per stare bene, ma è difficile essere gentili con gli altri se non si è gentili con se stessi. Se non si comprendono le proprie emozioni non si riescono a comprendere neppure quelle degli altri. Cosa puoi per coltivare la gentilezza?
Tutte le ricerche dimostrano che la gentilezza migliora la nostra vita sociale connettendoci con gli altri, e ci rende più felici. Può ridurre anche lo stress, poiché stimola il rilascio di serotonina e ossitocina. Cosa aspettati allora a coltivare la gentilezza?
Per saperne di più sull’argomento ti consiglio di leggere anche i post:
Fashion Psychology Coaching. Esprimi il vero sé
Corpo e identità. La bellezza inclusiva
Come ha scritto nell’editoriale del numero di marzo 2020 di Vogue Italia, il direttore Emanuele Farneti, “la vera perfezione è quella unica e imperfetta dei corpi in carne ed ossa di ciascuno di noi”.
La mitica Iris Apfel, 98 anni e ancora icona di moda, dice di sé: “Non sono bella e non lo sono mai stata. Ma ho qualcosa di infinitamente più importante: lo stile”
Credi in te, gioca con la moda e usa la creatività per definire la tua immagine. E soprattutto vogliti bene per quello che sei!
Concludo con le parole di Frida Kahlo:
“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te. Non appartengo a nessuna categoria”.
Non tutte le scuole di moda condividono questi valori. Tra le mie collaborazioni c’è quella con ESR Italia, dove tengo corsi di Psicologia dell’immagine dedicati alle consulenti di immagine e sono coordinatrice didattica del Master in Psicologia della moda e dell’immagine rivolto ai laureati in psicologia e discipline umanistiche. Con l’Ecole Superieure de Relooking condivido la filosofia di approccio alla moda. Il loro manifesto parte da quella che è anche la mia convinzione profonda: le regole rigide, gli stereotipi, le etichette non rappresentano nessuno. Solo una moda centrata sulla persona e sul vero sé rende liberi e fa stare bene. Sono felice di collaborare con una scuola di moda che non si ferma all’immagine, ma vuol valorizzare i significati profondi della moda e i legami tra corpo e psiche. Spero che tutti coloro che lavorano con la moda condividano sempre più questa impostazione che guarda alla profondità della moda, e non soltanto alla superficie.
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
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Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
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Valeria
12 Giugno 2020Cara Paola,
Quant’è vero che la perfezione non esiste!
E assieme alla perfezione non esiste nemmeno una unica ed indiscutibile forma di bellezza, ma tante quante le persone del mondo.
Ne parlavo un paio d’anni fa in questo post: https://www.valeriaviero.com/la-bellezza-non-sola/ e mi fa davvero piacere leggere le tue considerazione e le implicazioni psichiche della ricerca estenuante di una perfezione irraggiungibile.
Valeria