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in Moda e feste

Linguaggio dei regali

  • 27 Novembre 2017
  • By Paola Pizza
  • 2 Comments
Linguaggio dei regali

Qual è il linguaggio dei regali? Cosa comunicano di noi i regali che facciamo? Che emozioni provocano in chi li fa e in chi li riceve?

È ufficialmente iniziata la frenesia dei regali! Per alcuni è un piacere, per altri un fastidio. E tu che donatore o donatrice sei?

Il linguaggio dei regali: le dinamiche psicologiche

Per regalo si intende ciò che viene donato a una persona in segno di affetto, cortesia, riconoscenza. Qualcosa di utile o gradito che viene dato liberamente e senza obblighi.

Sentimenti e libertà sono apparentemente le parole chiave, ma come sosteneva all’inizio del ‘900 l’antropologo Marcel Mauss, autore di un famoso saggio sul dono, i regali rappresentano uno scambio simbolico di attese e perciò “nulla è meno gratuito del dono”.

Il dono esprime il nostro bisogno di relazione e di legame, e comunica la nostra identità. Possiamo dire che i regali rappresentano sia un sostituto simbolico di noi stessi (nella scelta del dono mettiamo la nostra identità), sia il modo per esprimere il ruolo che il destinatario del dono ha per noi (con il dono diciamo quanto è importante per noi) e anche uno strumento per tessere relazioni affettive e perseguire obiettivi (con il dono cerchiamo di farci voler bene e stabilire legami).

Gli oggetti donati rappresentano una estensione di noi: è come se avessero un legame con chi li ha scelti, e ne incarnassero l’essenza. Attraverso i regali distribuiamo affetto e ce ne aspettiamo in cambio.

Il linguaggio dei regali: pensieri, motivazioni, emozioni

Il regalo contiene pensieri, motivazioni, emozioni consce e inconsce, che lo riempiono significato.

I pensieri possono derivare dall’ambiente familiare più o meno propenso ai regali, dalle consuetudini del gruppo di appartenenza, dall’osservazione degli opinion leader.

Le motivazioni possono essere chiare (affettività, stima) o ambigue. Le motivazioni ambigue dietro l’affettività celano:

  • il potere (ti voglio controllare e trasformare)
  • la sottomissione (piegarsi all’influenza dell’altro o conformarsi a consuetudini anche quando non sono condivise)
  • l’esibizione (desiderio di destare impressione, di ottenere attenzione)
  • il fronteggiamento (far fronte agli insuccessi e alle frustrazioni e cercare di compensarli)

Le emozioni sono legate alla fiducia o alla sfiducia nei confronti degli altri, alla apertura o alla chiusura, al piacere o al dolore, all’appagamento o alla frustrazione, al merito o al senso di colpa.

Invidia e gratitudine: due sentimenti che caratterizzano i regali

Alcuni sentimenti che riguardano i regali hanno origine nell’infanzia.

Secondo la teoria delle relazioni oggettuali, il mondo interno affettivo si struttura partendo dalle emozioni e dalle difese sperimentate nei primi anni di vita, nella relazione madre-bambino. Queste emozioni sono un effetto della soddisfazione o della insoddisfazione per l’accudimento, il nutrimento e la cura ricevuti e percepiti.

L’interiorizzazione della relazione madre-bambino può portare a personalità più inclini all’invidia e all’avarizia, o alla gratitudine e alla generosità.

Una relazione sufficientemente gratificante permette il piacere e la gratitudine attraverso la simbolizzazione di un oggetto buono (latte, seno, madre) e la condivisione dei doni. Ciò rende più fiduciosi e aperti agli altri, più disponibili a esprimere emozioni positive attraverso i regali scambiati, e a provare piacere nello scambio.

Un rapporto frustrante rende il bambino avido e invidioso verso ciò che percepisce come mancante rispetto alle sue esigenze. L’insoddisfazione lo porta a tentare di danneggiare l’oggetto vissuto come cattivo (latte, seno, madre) provocando, contemporaneamente, la paura di aver danneggiato la madre. Attacco e paura minano la fiducia nella possibilità di stabilire rapporti sinceri e di essere buono e amato. La conseguenza è diffidenza e chiusura nei confronti degli altri, e poco disponibilità a esprimere emozioni attraverso i doni. Lo scambio di regali viene evitato o vissuto come un obbligo che non crea nessun piacere, ma piuttosto fastidio e insoddisfazione.

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Il linguaggio dei regali: le regole sociali

La regola sociale che più influenza il linguaggio dei regali è la reciprocità. La regola dice che dobbiamo contraccambiare ciò che riceviamo. In questo modo ci sentiamo obbligati a ripagare favori, regali o inviti senza che questo ci venga richiesto in maniera esplicita. I sociologi sostengono che non c’è alcuna società che non condivida questa norma. La regola è soverchiante ed è indipendente dal valore di ciò che abbiamo ricevuto.

Altra regola sociale che influenza il linguaggio dei regali è quella della coerenza. La regola esprime la tendenza automatica a essere coerenti con ciò che abbiamo fatto: così se lo scorso Natale abbiamo fatto un regalo a qualcuno, ci sentiamo in dovere di continuare a farlo anche quest’anno.

Anche la regola della riprova sociale, secondo la quale tendiamo a guardare il comportamento degli altri prima di decidere cosa fare, ha una sua influenza. Nel periodo di Natale, quando tutti corrono agli acquisti e i siti e le riviste ci propongono le idee regalo più di tendenza, siamo contagiati dal comportamento collettivo che finisce per influenzarci.

Il linguaggio dei regali: le attese reciproche

Sia quando facciamo, sia quando riceviamo un regalo, abbiamo aspettative cariche di emozioni.

La ricompensa che ci attendiamo dopo aver fatto un regalo è il gradimento dell’altro, il suo affetto e la sua attenzione. Se nello scegliere il regalo ci siamo riferiti alla storia comune e ai gusti dell’altro e abbiamo lasciato la nostra impronta personale, ci aspettiamo in cambio la sua soddisfazione.

Quando riceviamo un regalo le attese sono relative alla considerazione che l’altro ha nei nostri confronti. Ci aspettiamo che il regalo sia proprio per noi e che l’altro dimostri di conoscerci e di tenere a noi.

Non è importante il valore del regalo, ma il linguaggio che sa parlare:

  • il regalo giusto conferma reciproca simpatia e affinità
  • il regalo sbagliato è un segnale di disinteresse
  • un dono troppo costoso è indice di egocentrismo o ossessione per l’apparenza e le opinioni altrui
  • un dono riciclato, senza personalizzazione, comunica un gesto formale senza contenuto affettivo
  • un regalo anonimo e impersonale comunica distacco e paura dei legami

Spesso sono i regali piccoli, ma originali, inaspettati e ricchi di sentimento, a sedurre il nostro inconscio e a rimanere impressi nella nostra memoria.

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Hanno scritto sul dono:

Nessun regalo è troppo piccolo da donare, e nemmeno troppo semplice da ricevere, se è scelto con giudizio e dato con amore. Franz Kafka

Vuoi vivere felice? Viaggia con due borse, una per dare, l’altra per ricevere. Wolfgang Goethe

Non dire che vuoi regalare: regala. Non riuscirai mai a soddisfare un’attesa. Wolfgang Goethe

Nel migliore dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore. Theodor Adorno

Chi regala qualcosa di grande non trova riconoscenza, perché chi lo riceve ha già troppo peso nell’accettarlo. Friedrich Nietzsche

Si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona. Carl Gustav Jung

Non è ricco colui che possiede molto, ma colui che dona molto. Erich Fromm

…e per finire con un sorriso

Ma quali rose rosse, ma quali bouquet di mammole?! Date retta a me: mazzi di scarpe. Questo è il desiderio inconfessabile di ogni femmina. Luciana Littizzetto

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Ho parlato del valore simbolico dei regali in TV

Ho parlato di psicologia dei regali  su Tv Cusano Italia (il canale tv dell’università Niccolò Cusano rispondendo alle domande della conduttrice Annalisa Colavito. Trovi la mia intervista al minuto 17,27 (dopo l’antropologo)

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By Paola Pizza, 27 Novembre 2017 Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
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Paola Pizza

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.

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Paola Pizz

Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.

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